Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      230 STORIAschi, il quale con dieci navi veleggiava in Oriente con l'ordine di unirsi in Pera a quelle dello Stroppa per riprendere insieme l'offensiva contro Te-nedo. Il Genovese non avendo riguardo alla superiorità del nemico e alla commissione impostagli, dava dentro animosamente, ed era rotto e preso con sei navi: delle quattro sopravanzate, poiché furono racconcie a Genova, tre furon mandate a corseggiare nell'Adriatico, l'altra in soocorso delle cose di Cipro.
      I Veneziani poiché ebbero attirato il re alla loro alleanza, e per vieppiù
      raffermarla, trattato e conchiuso il di lui matrimonio con una figlia di Ber-
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      nabò Visconti, spedirono alPisola venti galere col doppio incarico di con-durre la sposa e di aiutare Pierino a ritorre Famagosta ai Genovesi.
      Terminate le feste nuziali in Nicosia, si mosse il re con diecimila uo-mini verso Famagosta, e i Veneziani con la flotta si presentarono avanti il porto, che il presidio provvedendo alla difesa in quel modo migliore permesso dal tempo e dai mezzi, avea sbarrato alla entratura principale con doppia catena, e resine impraticabili gli altri passaggi traverso gli isolotti che lo chiudono in cerchio, con mura e terra affondata. I Veneziani considerando difficile il forzare la bocca, cavarono nascostamente una delle entrate laterali, e insinuatisi, ebbero senza ostacolo il porto e tre cocche armale che lo guardavano. Restavano a superarsi le mura della città; onde fu convenuto che mentre quelli della flotta darebbero P assalto al lato che guarda il mare, il re con P esercito avrebbe fatto lo stesso da quello di terra. Ma questa seconda parte, da cui dipendeva P esito totale dell'impresa non riuscì, perchè il re fu tardo ad assalire, e i Veneziani accolti con straordinario valore dal presidio genovese, furon ributtati aspramente dalle mura e cacciati dal porto. Dopo questo infelice risultato, la concordia svanì fra i collegati; i Veneziani abbandonarono Pisola, e il re si ridusse con l'esercito in Nicosia.
      Mentre in Oriente le cose procedevano in colai modo, io Italia non quietavano. Il Marchese del Carretto, sempre pronto ad offendere, mosso dalle istigazioni di Bernabò, sorprendeva Noli e Castelfranco, ed otteneva Albenga per tradimento dal governatore Bartolomeo Visconti inimicato contro la Repubblica per l'ambizione offesa di un Ufficio tolto: d'altra parte Lodovico d'Ungheria e il Signor di Padova toglievano Treviso a'Veneziani. La città stessa era travagliata internamente da nuovi rivolgimenti.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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