Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      198 STORIAposcia inseguite dalle navi di Caffa, furono ricondotte prigioni in questo porto. Crebbe questo fatto le ire da una parte e dall' altra ; Corrado Cicala mandato a Venezia, e Marco Dandolo venuto a Genova, non avendo potuto far accettare alcun mezzo di accordo, le due repubbliche rivali si accinsero a far valere con l'armi le loro ragioni.
      Moriva in questo mezzo (1350) Giovanni di Morta, spento da un morbo interno che gli si era insinuato due anni innanzi nel contagio summentovato. Dotato di civile modestia e di amore non comune per il bene pubblico, fu la sua morte universalmente compianta. Sollecito più della amministrazione della cosa pubblica, che della sua privata, prova rara di temperanza in uomo stato al potere, ei mori povero e poveri lasciò i suoi eredi. Dovendosi eleggere il nuovo doge, non mancarono gli ambiziosi e i turbolenti che minacciarono di turbare la quiete della città. Esistevano due partiti, uno dei quali sosteneva Luchino di Facio, uomo popolare ma ambizioso ; l'altro proponeva il figlio del morto doge. Ma non essendo alcuno dei due accetto alla maggioranza, mentre Luchino, accozzati più di duemila uomini, tumultuava in piazza, i più dei cittadini elessero nella chiesa di S. Giorgio Giovanni di Valente, e subito dopo Io installarono in Palazzo. Luchino, che già vi si avviava per una strada diversa, vedendo di esser giunto troppo tardi, e la parte di Giovanni più numerosa, senza fare altra opposizione riconobbe anch' egli il nuovo doge. Questi die' principio alla sua autorità col dividere ugualmente gli uffizii fra i nobili e i popolari, perchè i rancori cittadini non fossero di ostacolo ai preparativi della guerra contro i Veneziani ; e richiamati quelli fra i nobili che erano avanzati alla strage di Crecy, li distribuì sulla flotta che si stava armando sotto gli ordini di Pagano Doria.
      Intanto il governo veneziano avendo ordinato che le sue navi assaltassero le nemiche in qualunque luogo le incontrassero, avvenne che trentaquattro delle prime, veleggiando nelle acque di Negroponte e costrette da una subita tempesta a rifugiarsi nel porto di Caristo, vi trovarono quattordici navi mercantili genovesi state ivi sospinte dalla medesima cagione. Furono queste tosto assalite dalle sopraggiunte, e dieci prese, gli storici della città dicono, senza resistenza; i Veneti alFincontro dopo un feroce combattimento: cosicché il giorno di S. Giovanni in cui accadde lo scontro fu ogni anno di poi festeggiato in Venezia solennemente in memoria del successo ottenuto. Non appena Simone Vignoso, allora podestà a Scio da lui ricuperata alla
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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