Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 347
      bastonando Scio, essa non avrebbe tardato a venire in mano dei Veneziani, entrato a forza nel porto ad onta del saettare continuo degli isolani, espose le sue genti sulla riva. Riusci il primo assalto infelicemente, perchè combattendo gli Sciotti con valore straordinario, dopo avere uccisi meglio che cinquecento assalitori, forzarono gli altri alla ritirata.
      Si allargò allora il Vignoso nell'isola: sottomessala tutta, ritornò contro la città, e circonvallatala lungo i siti praticabili con una bastita di legname in modo che fosse interrotta agli assediati ogni communicazione, questi, stremi di vettovaglia, in capo a pochi giorni si arresero a condizione che rimanesse l'alto dominio all'impero greco, il dominio utile e diretto alla repubblica; fossero le gabelle dell'isola cedute per ventinove anni agli armatori della flotta in compenso delle spese fatte ; avessero questi il governo economico dell'isola, e la società prendesse il nome di Maona dal vocabolo greco Monhas, unione; gli abitanti di Scio godessero la cittadinanza genovese. Illustrò maggiormente il nome di Simone Vignoso, olire la rara abilità guerriera e politica spiegata in questa impresa, un forte esempio di imparziale giustizia e di severità quasi antica. Perchè gli isolani non avessero alcuna cagione di dolersi, avea decretato che niun marinaro sotto rischio di gravissime pene non fosse ardito di toccare nemmeno un grappolo d'uva, allora come in antico, prodotto principale e prezioso del paese. Ora avvenne che lo stesso figlio dei Vignoso, tratto da spensieratezza giovanile, fu trovato a guastare una vigna e tradotto dai contadini che non lo conoscevano dinanzi al padre , il quale non lasciatosi piegare nè alle preghiere degli stessi contadini, nè a quelle dei marinari, ordinò che con le uve rubate appese al collo fosse pubblicamente frustato.
      Accomodate le cose di Scio, salpò Simone verso Focea vecchia, la quale, non volendo rendersi a patti, fu presa d' assalto ; Focea nuova, quantunque soccorsa da soldati turchi, si die' senza resistenza. Seguitando il corso della prospera fortuna, voleva il capitano genovese far l'impresa di Mete-lino e di Tenedo, come utilissime al commercio patrio, ma le ciurme ammutinate non avendolo voluto seguitare, forse perchè stanche dal navigare e bramose di rivedere la famiglia, dopo aver toccato di nuovo Scio, ritornò con l'armata a Genova.
      La partenza della flotta dall' Arcipelago, lasciando le colonie quasi indifese, die' animo a Cantacuzeno, usurpatore del trono di Costantinopoli, di
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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