Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      182 STORIAper forza di una spada in segno di comando, fu menato, sebbene se ne schermisse, a sedere in mezzo ai capitani che presiedevano alla radunanza. Gli elettori spaventati alle grida discesero di palazzo, e conosciuta la cosa pensarono per lo meglio il mescolare i loro evviva a quelli del popolo. Simonino, o temendo che, svanito quel primo entusiasmo e rinvigorita l'autorità dei capitani, l'onore conferitogli fosse incerto e pericoloso, o meglio siccome quello che agognava a più, volendo tentare tutta l'estensione della via offerta alla sua ambizione, implorato con la mano il silenzio, disse, come ringraziava il popolo, e gli restava obbligato per l'onore inaspettato che gli faceva, ma che nessuno dei suoi antenati essendo stato per l'avanti abate, cosi ei non poteva accettare, e pregava ad eleggere in sua vece un altro. Voleva con ciò il Boccanegra fare intendere, essere la sua condizione troppo maggiore alla carica conferitagli, la quale ordinariamente si dava ad un uomo della plebe, perchè ei l'accettasse. Rimase il popolo sconsolato al rifiuto di Boccanegra, onde alcuni che aveano interpretate per il suo verso le intenzioni di lui, gridarono: non abate ma sia signore. Nuovi e più fragorosi applausi accompagnarono questa proposizione; i capitani i quali cominciavano a veder minacciata la loro autorità, consigliavano Simonino a piegarsi, ed accettare la carica d'abate. Ebbene, diss'egli rivolto alla moltitudine, sarò abate e signore, e tutto ciò che vi piace. — Signore, Signore, Doge, Doge, fu la risposta del popolo. Sarò Doge e Signore insieme coi capitani? interrogò nuovamente Simonino. No, No ; abbasso i capitani; sii tu solo duce e signore; e levatolo sulle spalle lo portarono trionfalmente alla Chiesa di S. Siro, la quale, come abbiamo veduto, serviva alla consacrazione dei nuovi magistrati, dove, coperto di un manto ed armato di uno stocco, fu benedetto, esigendolo la folla, dall' arcivescovo che vi si trovava per caso. Terminata questa funzione fu condotto sempre sulle braccia della moltitudine in palazzo, donde erano usciti poco prima i capitani scampati appena per le strade folte di popolo armato e minaccioso, e ritiratisi alla campagna.
      Poiché fra le varie passioni eccitatrici di questo tumulto, l'odio contro i nobili teneva il primo luogo, come suole avvenire che le mutazioni subite di governo trascendono sempre in qualche eccesso, alcuni dei più arrabbiati accorsi alle case dei Salvaghi le saccheggiarono, sotto il pretesto che questa famiglia fosse parziale dei capitani destituiti. Ma il doge, il quale conosceva quanto sono mutabili i favori popolari, e che però non voleva
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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