Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 173
      La partenza del fìavaro tolse ai Ghibellini fuorusciti l'ultima speranza di superare il partito contrario; onde, non potendo riavere la patria per forza, erano dispostissimi a rientrarvi per accordo. Una scissura sorta fra il popolo e i nobili per un caso che racconteremo, indusse i Guelfi nelle medesime disposizioni. Un fuoruscito scoperto nelle case dei Malloni, famiglia nobile e numerosa, era venuto (1330) in mano della giustizia, e da essi statole ritolto violentemente. Il vicario del re e l'abate adunavano al rintocco della campana il popolo; d'altra parte tutti i nobili Guelfi si schieravano dalla parte dei Malloni. Essendo intimato ai perturbatori di lasciar libero il corso alla giustizia, prima negarono, poi spaventati dal contegno minaccioso del popolo che moveva ad assaltarli, condiscesero, e le cose tornarono quiete.
      Ma il trionfo della plebe e la concordia tra essa e il vicario aveano indispettito e ingelosito* i nobili Guelfi, i quali, amando meglio dividere il potere coi Ghibellini, che perderlo totalmente, di buon grado porsero le orecchie alle trattative di pace offerte dai fuorusciti (1331). Il re Roberto, proposto per arbitro da questi, fu accettato con piacere dai Guelfi : manda-ronsi da ambe le parti dodici ambasciatori a Napoli, dove fu conclusa definitivamente la pace. Stabilivano gli articoli principali : che i fuorusciti potessero rimpatriare ; il re seguitasse a reggere la città per mezzo di un suo rappresentante; gli onori e le cariche fossero ugualmente divise fra i due partiti. Cosi dopo dodici anni di una guerra arrabbiata, Guelfi e Ghibellini ritornavano ad abitare come prima entro le stesse mura, senz'altra differenza che l'acquisto di una regia servitù, e le perdite grandissime e quasi irreparabili del commercio, delle ricchezze e del sangue della repubblica.
      Infatti le terre delle riviere e il contado intorno alla città, desolate da successive rapine, presentavano l'aspetto dello squallore e della miseria. Le splendide ville e i palazzi che da Sestri a Nervi si specchiavano nel mare e quelle che incoronavano i poggi fra cui scorrono la Polcevera e il Bisa-gno, soggette per tanto tempo alle incursioni nemiche e alle rappresaglie di parte, offrivano il tristo spettacolo dell'abbandono e del deperimento. 1 ricchissimi cittadini d'una volta, impoveriti ora dal ristagno del commercio, dai sacrifizii immensi di danaro profuso al trionfo della propria parte, erano ridotti a coprirsi di panno grossolano, laddove per l'avanti, sdegnando il finissimo, vestivano sfarzosi abiti di seta e di broccatello d'oro e d'argento.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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