Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      168 STORIAinfuriato a casa dello sciagurato scrìvente, e postolo senz' altra formalità sul trabocco lo lanciarono in mare. Nè contenta a ciò, l'arrabbiata plebe si die' a saccheggiare ed abbruciare le case degli Spinola, dei Doria, dei Mari e dei Pallavicini, e maggiori danni ne sarebbero seguiti, se l'abate del popolo non avesse con la sua autorità fatto argine alle ire crescenti. Ma l'assedio dalla parte di terra e le navi del Doria che intercettavano le vettovaglie dal mare divenendo ogni giorno più gravi alla città, il vicario Riccardo di Gambacessa risolvè di allargare le genti ghibelline con le medesime arti riuscite poco innanzi al re.
      Annate sessanta navi fra napoletane e della città, montate in gran parte da ciurme calabresi e provenzali, si diresse sopra Sestri, dove tentò uno sbarco che riuscì senza frutto, essendo il monte dell' Incoronata, Borzoli e tutta la piaggia di S. Pier d'Arena benissimo muniti dalle genti dei Ghibellini. Di là procedendo lungo la riviera, scese per forza a Savona, principale ricovero dei Ghibellini in ponente, e trovando la città troppo fornita per esser presa, die' un orribile guasto alle campagne circostanti. Albenga ebbe meno favorevole la fortuna : abbandonata dai Ghibellini perchè scarsi a difenderla, vi entrarono a furia i Guelfi, e le ciurme calabresi e provenzali la saccheggiarono ferocemente, non avuto riguardo, nò ad amici nè a nemici. Emmanuele Spinola, arcivescovo della misera città, combattendo alla difesa della valle d'Andora, con ardore più soldatesco che sacerdotale, ferito, e precipitato da cavallo, fu ucciso da' Guelfi con ogni strazio.
      Un nuovo pericolo, imminente alla città, interruppe a questi il corso delle vittorie in Levante. Dopoché la Sicilia, sottrattasi al giogo francese, si era data in mano agli Aragonesi, non aveano cessato gli Angioini di Napoli di tentare la ricuperazione dell' isola con ogni sforzo, reso vano dalla perseveranza dei Siciliani nell' odio contro Carlo I ed i suoi discendenti. Roberto di Napoli e Federigo d'Aragona, stanchi finalmente di questa lotta, aveano conclusa una tregua più apparente che vera, poiché da una parte e dall'altra nessun mezzo era trascurato di nuocersi indirettamente. Infatti quaranta galere siciliane veleggiavano ora in aiuto dei Ghibellini di Genova che mandavano venti delle loro navi a raggiungere il grosso della flotta. Ritornato il Gambacessa celeremente in città, si armavano altri legni da guerra sino al numero di sessantotto, con i quali Lanfranco Usodimare, nominato ammiraglio, moveva in traccia del nemico. Si
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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