Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      che danneggiava corseggiando, la prese, e trentadue fra quelli che la montavano furono impiccati. Si vendicavano i fuorusciti con Y incendio di Voltaggio e la distruzione del castello di Montaldo, venuto in loro mano dopo un assedio di venti giorni. Finalmente riuscendo questa lotta gravosa ad ambe le parti, aprirono i reggitori delle trattative a cui gli altri porsero facilmente orecchio, e fu conclusa la pace a condizione che fosse permesso ai fuorusciti di rimpatriare; gli Spinola fossero rindennizzati dal Comune pel guasto delle case con quarantamila lire, ed essi in compenso consegnassero tutte le fortezze che tenevano.
      Crebbe la gioia di questa pace la notizia di una fortunata impresa operata dalle navi genovesi in Oriente, dieci delle quali, unite a venticinque del papa, montate dai cavalieri dell'Ospedale, aveano riconquistata (1310) l'isola di Rodi, già da quattro anni caduta in mano dei Turchi. Opizino, al quale nella pace sopraccitata era stato interdetto di rimpatriare, finché non fossero trascorsi due anni, aveva acconsentito di buona voglia a questa condizione, prima perchè non poteva tollerare di ritornare, come suddito e ribelle perdonato, in quella città in cui, non ha guari, avea comandato come signore, e poi perchè sperava di ricuperare per altro mezzo la patria e il potere perduto.
      Dopo la morte di Corradino, il partito ghibellino, privo d'appoggio, era andato scadendo in Italia, in quella proporzione che quello dei Guelfi si era rialzato sotto la protezione di Bonifazio VIII e Clemente V pontefici, amendue tristi ed ambiziosi, e di Carlo II, poi di Roberto suo figlio successogli nel regno di Napoli. Guardavano i Ghibellini desiosi alla Germania, donde erano soliti discendere i sostenitori della loro parte, ma sembrava che da qualche tempo gli imperatori avessero dimenticate le tradizioni dei loro antecessori, nè gli infuocati versi di Dante valevano a trarli di quà dalle Alpi. Finalmente nel 1308 Arrigo di Luxemburgo era eletto re dei Romani. Aveva fama Arrigo di prode e generoso; onde Opizino e tutti i Ghibellini che, espulsi allora dalle loro patrie, vivevano dispettosi nei propri castelli, credendo fosse venuto il momento di rialzarsi, mandarono in Germania Matteo Visconti esiliato da Milano, e Tebaldo Brusati da Brescia. Costoro, rappresentando al nuovo imperatore l'umile stato in che era condotta la parte ghibellina, persuasero facilmente all'indole cavalleresca di lui di passare in Italia.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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