Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      82 STORIAVentimiglia, che da lungo tempo non cessava per mare e per terra di vessare il commercio genovese, ebbe la medesima sorte. 11 podestà, anda-tovi a campo con trecento uomini d'armi, conosciuta l'impossibilità di prenderla d' assalto per la fortezza del sito, convertì F assedio in blocco, e ricinse le città di un muro e nuovi fabbricati, dove ben presto si calarono ad abitare tutti quelli che parteggiavano per Genova; cosicché i Ventimi-gliesi diminuiti di numero e consumati dalla fame, dopo avere implorato che la città non fosse distrutta, si arresero. Due fortezze fabbricate per tenerla in freno con presidio genovese, e il podestà scelto a piacere dai vincitori, vi confermarono il dominio della repubblica, la quale acquistava nel medesimo tempo Nizza, datasi spontaneamente, e riduceva con la forza quelli fra i signorotti liguri che tentavano ancora alzar la testa. Una questione più grave, quantunque non feconda di grandi conseguenze, fu la guerra intrapresa contro Alessandria.
      Questa città, splendido monumento della concordia degli Italiani contro
      10 straniero, cresciuta in ricchezze e in abitanti, e forte d'alleanze, si era lasciata trasportare ad atti ostHi contro i Genovesi. Dimenticata F antica amicizia e i beneficii ricevuti da essi, quando Federigo la minacciava, oltre all' avere imposto un balzello sulle merci che di li transitavano nella Lombardia e nel Piemonte, pretendeva al possesso dei castelli di Capriata e d' Ar-quata, appartenenti ai Genovesi. Sostenuta da Tortona, Vercelli e Milano, le quali, come fu sempre costume degli Italiani, poiché il pericolo esterno era cessato, si volgevano contro i loro connazionali, ruppe la guerra con P assedio di Capriata.
      La cosa era di troppo grave momento per la repubblica, perchè non pensasse ad opporvisi energicamente. Arquata, difesa da suoi castellani nel primo assalto, fu celeremente soccorsa dall' esercito genovese raccolto in Gavi sotto
      11 comando d'Ansaldo podestà, e gli Alessandrini, costretti a ritirarsi, bruciarono il castello di Tassarolo, mentre perdevano Montaldello, i di cui abitanti erano tradotti prigioni in Genova (1224). L' anno dopo, essendo gli Astigiani confederati della repubblica, assaltati da' Vercellesi e dagli Alessandrini, fu deliberato di soccorrerli, ed intimato il campo in Gavi, ove convennero tutti i vassalli ed alleati, tanto delle due riviere, che di Luni-giana e oltre Appennino. Vi si distinguevano i conti di Ventimiglia, i sud-f diti di Lunigiàna, i marchesi di Clavesana, di Ceva, del Bosco, con i soldati
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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