Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      56 STORIAai Pisani, venne finalmente in mano di questi ultimi e distrutta. D' altra parte essi erano sconfitti dai Lucchesi ad Asciano, luogo fra Lucca e Pisa, alle falde del monte che piglia nome dall'ultima. La rotta fu sanguinosa, e il numero grande dei prigioni concessi alle domande di Genova, e quivi tradotti , servirono al cambio dei molti che languivano da una parte e dall' altra nelle carceri per le frequenti catture delle navi.
      Intanto P astro imperiale cominciava a tramontare in Italia. I vicarii e podestą, imposti a forza alle cittą lombarde, governavano tirannicamente. Varie di queste, stanche, cacciati podestą e vicarii, strinsero una lega chiamata Veronese dalla cittą che n'era capo. Le altre invitate non tardarono a congiungersi contro il comune nemico. Venezia, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Ferrara, Brescia, Bergamo, Cremona, Milano, Lodi, Piacenza, Parma, Modena, Bologna, giuravano a Pontida la lega lombarda contro lo straniero (1167). Milano distrutta fu riedificata; Lodi di parte tedesca presa, mentre Federigo assediava Roma e costringeva il papa a rifugiarsi a Benevento. Perduto quasi tutto l'esercito per la peste, al superbo signore dell' Italia erano chiuse le porte in faccia dalla piccola Pontremoli. Ricondotto nella fida Pavia dal Malaspina, essendo impotente coli'armi, emise un decreto , in cui le cittą della lega erano poste al bando dell' impero, e costretto a lasciar prigione a Lucca la piccola banda de' suoi, solo, profugo, rabbioso rivarcava le mal traversate Alpi.
      La lega, considerando che Federigo sarebbe tornato alla vendetta tanto pił inferocito, quanto la fuga era stata vituperosa, cercava d'ingrossare il numero delle cittą che la componevano. Mandarono a Genova chiedendo, anch' essa si unisse. Contemporaneamente Alessandria, cosi nominala in onore d'un papa favorevole alla indipendenza d'Italia, perchč con essa vi era associata la propria, chiedeva aiuto d'uomini e di danaro. Le due di-mande furono ventilate in senato. I timidi opinavano doversi mantenere P amicizia con Federigo ; dicevano, le leghe esser cosa passeggera ; le divisioni o P armi di Federigo l'avrebbero distrutta. e allora tutto lo sforzo imperiale sarebbe rovinato su Genova. Altri erano d' avviso si soccorresse alla lega ; sempre i parliti pił generosi essere i pił utili ; oltre alla vergogna di abbandonare nel pericolo cittą consorelle, considerassero qual fede si dovesse prestare alle promesse di Federigo, di cui avevano anco per il passato sperimentata l'inimicizia meno svantaggiosa dell'amicizia. Non credessero che,
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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