Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      54 STORIAai magistrati, e minacciavano di trascinare la città in più grandi sventure. I consoli, usando ora modi blandi ora severi, con nuove leggi, con ammonizioni amichevoli e talora coi bandi ed atterrando le case dei più riottosi, aveano cercato invano di soffocare il male nei suoi principii. Di più lo spirilo d'insubordinazione, passando dai grandi nel popolo, e dalla città alla campagna, era stato causa che la pubblica sicurezza era sparita, e tanto dentro che fuori si commettevano impunemente latrocinii ed omicidii continui.
      Finalmente (1469) Anselmo Garrio, Ingone Tornello, Ottone di Caffaro, Roggero di Malabotto e Niccola Rosa, consoli di quell'anno, decisero di estirpare affatto queste male semenze. Introdotti in città trecento soldati, procederono ad arrestare e punire i pubblici malfattori; lo stesso fecero nelle campagne e luoghi circonvicini con le pene usate in quei tempi, cioè ad alcuni tagliando le mani, altri multando in danaro, a molti spianando le case. Restavano le discordie interne: sperimentata la legge insufficiente a comporle, ricorsero alla religione. Già si sapeva che sei disfide a morte erano corse fra varii cittadini, e siccome nei costumi di quei tempi la legge non impediva di terminare in questo modo siffatte questioni, i consoli, simulando di approvarlo, determinarono che lo scontro fosse pubblico.
      Una mattina all'alba la campana del Comune chiamava il popolo a parlamento. L'ora insolita e l'ignoranza della cagione radunarono ben tosto sulla piazza di S. Lorenzo una immensa moltitudine di popolo d'ogni classe. Le ceneri di S. Giovanni stavano nel mezzo della loro urna; intorno l'arcivescovo Ugo con il clero disposto in ordine, e da un lato i consoli della città tutti vestiti dei loro abiti d' ufficio. I capi stessi delle fazioni vi erano convenuti, aspettando meravigliati tutto ciò che significasse questo apparato insolito. Allora l'arcivescovo, sorto in piedi e rivolto ad essi, li esortava a rammentarsi, come essi erano cristiani ; che la legge di Cristo bandiva agli uomini la pace ed un amore reciproco. Che però Egli avea prescelto a venire sulla terra quel tempo in cui il mondo riposava in una pace profonda. Per il loro carattere di cristiani, per P affetto della patria comune, li pregava a perdonarsi le offese reciproche, come il Salvatore avea perdonato ; a ridonare la quiete alla repubblica, la quale era per le discordie dei suoi cittadini minacciata d'estrema ruina. L'aspetto venerabile e l'autorità della persona che cosi parlava, la circostanza so-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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