Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA ' 53
      tasei navi; Amico di Grillo console, che la comandava, scontrò nuovamente la Pisana nel Rodano. Avanti di attaccarsi, da amendue le parti fu cercato P aiuto del Conte di Provenza, che accettò il danaro dai Genovesi con la promessa di essere in loro favore, ma per molto più datogli dai Pisani mutò partito ; onde i primi, considerato il pericolo di una battaglia in uno spazio chiuso tra nemici, rientrarono alla marina. Riusciti a fuggire anche questa volta, i Pisani perderono poco dopo tredici navi in una tempesta, e un castello in Sardegna, mentre un'altra loro squadra, tentato Portovenere invano, arse Levanto.
      In un altro scontro presso la Capraja cinque galere pisane si ritirarono verso Piombino, inseguite da sette genovesi; quivi rinforzate d' altre due divennero a lor posta inseguitrici. Si venne alle mani air Elba: due fra le genovesi, rotta la linea contraria, promettevano la vittoria, ma abbandonate dall' altre per gli odii che già incominciavano a straziare la repubblica, furono prese.
      Dicemmo, come nei primi ordinamenti della città era stata concessa la cittadinanza a coloro fra i nobili feudatari che si sottomisero di buon grado. Costoro, avvezzi a comandare, mal sapevano ubbidire : dapprima, come avviene dei mali umori, fermentarono in segreto, poi scoppiarono al di fuori. Ai nobili si aggiungevano gli arricchiti nelle guerre e nella mercatura, i quali, non avendo da far nulla, si odiavano per gare ed ambizioni meschine. Si cominciò ad andare armati per città ad onta delle proibizioni dei consoli; le parole ingiuriose e le provocazioni non mancavano. Principio allo spargimento del sangue cittadino fu una rissa avvenuta tra Fulcone di Castello, Orlando degli Avvocati e i loro aderenti. Alcuni vi rimasero morti, altri malconci; cosicché ciascuna delle principali fra le famiglie della città parteggiò, secondo le aderenze e la parentela, per P una o per P altra delle due rivali. Seguitando gli odii seguitarono le uccisioni: Melchior della Volta, già stato console e vecchio, fu assassinato in una sua villa, e poco dopo morivano trafitti per le stesse cagioni Rubaldo Baratterio, Sigismondo di Sigismondo, Juigello e Scotto, quattro giovani dei primi nella città; e poco dopo in uno scontro di simil natura avvenuto fra Cendato, uno dei caporioni di parte, e Ingone Belfoglio, il primo restava ucciso, P altro ferito gravemente. Queste dissensioni sanguinose, oltre all'esser d' impaccio agli affari più importanti della repubblica, scemavano la riverenza alle leggi ed
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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