Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      30 STORIArato e Sidone in Fenicia, di Accarone nella Cilicia (1105). Una spedizione composta di sessanta galere, comandata da Ansaldo ed Ugo Embriaci, sulla quale si era imbarcato Berlramo figlio di Raimondo conte di Tolosa, si recava all' assedio di Tripoli. Precedentemente questa città avea resistito agli assalti di Raimondo che era morto sotto le sue mura, ed il nipote di lui Guglielmo Giordano, che era sottentrato in sua vece nel comando dell' esercito , ne avea invano proseguito Y assedio per quattro anni.
      Però la flotta dei Genovesi ed i soccorsi di Baldovino costrinsero i cittadini ad arrendersi nel sesto anno dell' assedio, alle medesime condizioni concesse a quei d' Acri. 1 Genovesi, come quelli che erano stati più di qualunque altra repubblica marittima cosi zelanti cooperatori di ogni impresa dei Crociati, ne furono dai nuovi signori largamente rimunerati, con privilegi e donazioni nelle città conquistate. Cosi ottennero giurisdizione assoluta, e licenza di governarsi con le proprie leggi nel quartiere loro assegnato in Acri. Possedevano ugualmente un quartiere in Gerusalemme, uno in Giaffa ed una parte di Tripoli in feudo. Altre donazioni di simil genere ottennero nei varii possessi dei signori feudali soggetti a Baldovino, il quale fece scrivere sull'architrave del Santo Sepolcro, Praepotens Genuensium Praesidium, come se tante maravigliose imprese, condotte cosi felicemente a fine dai Genovesi in Palestina, supponessero una speciale protezione della divinità.
      Boemondo principe d' Antiochia si era voluto egualmente mostrare riconoscente, assegnando loro un quartiere in Antiochia e in Tiro, con un console proprio che li reggesse. Altri vantaggi che ritrassero i Genovesi dalle Crociate, oltre i summentovati e le ricchezze acquistate nelle prede, furono le relazioni commerciali estese, la coscienza acquistata delle forze e della importanza loro, l'audacia cresciuta in proporzione dei pericoli sfidati e dei nuovi mari percorsi, specialmente in tempi in cui l'imperfezione dell' arte marittima rendeva oscuro e difficile ciò che ora pare agevole e di poco momento.
      Dopo questo tempo una nuova bandiera col campo azzurro ed una striscia bianca di traverso, su cui era scritto Libertas , fu sostituita air antica. Codesta parola, come fu il simbolo del principio, così fu la condizione della durata della potenza genovese, la quale fu grande finché il motto rappresentò un fallo vero e reale, e scadde dallo splendore primitivo quando divenne, nonché una memoria, uno scherno.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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