Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      28 STORIAquando i Genovesi, da lui richiestine, non si furono impegnati ad aiutarlo a conquistare le due città d' Arsur e Cesarea, le quali gli erano necessarie a proteggere le frontiere del suo regno contro le sempre rinascenti incursioni dei Turchi. I Genovesi, passato l'inverno nel porto di Laodicea, durante il quale, per non rimanere inattivi, attesero a saccheggiare e distruggere i castelli che i Saraceni avevano sulle coste vicine, al ritorno della primavera, abbandonata la città, furono obbligati ad arrestarsi in Caifa per ischivare una tempesta. Neil' istesso tempo, veduta in alto una flotta saracena , potendo più in loro il desiderio di combattere che il timore della procella , uscirono per assaltarla ; ma l'infuriare del mare impedi di raggiungere la flotta nemica.
      Di là seguitando il loro corso, giunsero nella settimana santa a Giaffa, ove, venuto loro incontro il re Baldovino, si portarono con esso a Gerusalemme per celebrarvi la Pasqua. Il tempo di mantenere le promesse fatte al re di Gerusalemme si avvicinava : i Genovesi, dopo aver pellegrinato al Giordano, fiume cosparso di tante memorie cristiane, si ridussero a Giaffa, dove FEmbriaco attese a metterli in punto (1101) per l'impresa di Cesarea. Questa città, una delle più importanti della Palestina, popolosa e bella per isplendore di monumenti, ville e giardini circostanti, era allora in mano dei Saraceni. L' esercito cristiano sotto gli ordini di Baldovino, dell' Embriaco, di Daimberto patriarca e del Legato del Papa, composto in gran parte dei soldati genovesi, dava principio all' assedio con 1' atterrare tutte le ville e guastare i giardini fuori della città, i quali impedivano lo accostarsi e 1' operare delle macchine e delle torri mobili. A cotal vista ì due comandanti della città, Miro ed Arcadio, mandarono al campo un'ambasceria , la quale presentatasi ai capi riuniti, e indirizzandosi principalmente al Legato del Papa, gli domandò, perchè, mentre Cristo impone di rispettarsi vicendevolmente a tutti i fatti a sua immagine, essi Cristiani che ne professavano la religione , facevano, senza ragione di sorta, guerra a morte a loro, creature nate d' una medesima origine. A domanda così generosa il Legato rispose sofisticamente, adducendo a pretesto che la città, come stata già primitiva sede di Pietro Apostolo, apparteneva di diritto ai Pontefici, legittimi successori di lui.
      Il giorno dell' assalto fu stabilito : Daimberto, arringati i Cristiani precedentemente, ed infiammatili al combattimento, esortava particolarmente i Ge-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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