Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese

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      libro terzo. 27jRepubblica una tribolazione continua; un vespajo 1114-1125 che non le concedeva riposo mai nouchè sonno: sforzavasi di dar sulla voce a questo, sulle unghie a quello, ma le faccende erano troppe: altronde, non era ancora venuta ad una forma di reggimento sodo e uniforme, e soprattutto non era ancora arrivata a conoscere che a tener quieti i popoli bisogna fargli ricchi e felici. Genova pensava a se : tutte le sorgenti della ricchezza fluivano a Lei, come tutte le vene del corpo fluiscono al cuore : se-nonchè T Artefice che ha ordinate le vene nella macchina umana le univa alle arterie le quali dal cuore rifluiscono il sangue e la vita fin nelle più lontane parti. Così non faceva Genova allora, e le parti lontane dello stato s* intermentivano, e raggrinzavansi, e ribellavansi, e aveano ragione.
      Ora, la gelosia metteva 1' armi in mano anche ai popoli d' oltremonte. I Lombardi vedeano di mal occhio che i Genovesi, già valicati i gioghi, ponessero piede al piano e minacciassero dilatarvi nonché abbarbicarvi le radici. Primi a commuoversi furono gli Alessandrini, siccome quelli che più vicini al pericolo, più aveano interesse a stornarlo. Le terre di Arquata e di Capriata erano poco prima venute sotto il dominio dei Genovesi, forse per le solite cessioni che aveano V apparenza di volontarie, ed erano quel che erano. Gli Alessandrini sostenevano che quelle terre fossero di loro giurisdizione, ed erano di fatto : moveano quindi ad acquistarle ; ma non valendo a venirne


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Storia della Repubblica di Genova
Dalla sua origine sino al 1814 (Tomo Primo)
di Carlo Varese
Tipogr. D'Yves Gravier
1835 pagine 423

   

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