La storia della antica Liguria di Girolamo Serra

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      CAPO QUINTO 383
      Stese diffusamente in latino questi capitoli, e ricevenne dal giovine re un presente di ottomila bisanzi il comandante della vanguardia Damiano Cattaneo, il quale era insieme uomo di guerra e dottore di leggi, come alcuni prefetti del pretorio al tempo de'romani imperadori, e come altri illustri Italiani in questa medesima età. Probabilmente ei giudicò, e all'ammiraglio persuase, che il giusto vincitore potendo della sua conquista disporre come gli piace, se a rejtituirla si muove, per dure che sieno le condizioni, fa sempre un benefizio. E il bollore della vittoria non lasciò luogo a riflettere, che il principe cui opprimi con finta moderazione, sarà certamente un occulto nemico.
      Ma l'essere oppressa fu sempre la trista condizione di Cipri sotto i suoi diversi conquistatori. Lo stesso Marco Catone, la cui opinione sembrava a'Romani più giusta che le bilancie del fato (I), non solo ridusse quel nobile regno in provincia, ma lo spogliò d'ogni cosa preziosa, per arricchirne l'erario di Roma.
      Noteremo con soddisfazione, che quando gli ostaggi vennero a Genova, i figliuoli del principe di Antiochia in cambio d'una prigione ebbero comoda stanza e liberale educazione. Laddove il principe Jacopo entrò nella torre ducale accompagnato dalla consorte, e nacquene un figlio, cui in memoria della loro dimora chiamarono Giano. L'ammiraglio venne a Genova dopo gli ostaggi. La cosa che ciascuno più lodava in lui si era,
      (I) Victrix causa Diis placuit, sed vieta Catoni.
      ed


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La storia della antica Liguria e Genova
Tomo Secondo
di Girolamo Serra
Tipografia Elvetica
1835 pagine 496

   

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