La storia della antica Liguria di Girolamo Serra

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      290 LIRRO QUINTOpiù per ischerzo che per voglia di-udire. Ond'egli soggiunse: E poi farete quello ch'io vi dirò? Chi replicò lo faremo, e chi no. Ed egli: Ad ogni modo io vuo'dirlo: Fate Simonin Boccanegra! Discendeva Simone da Lanfranco, il fiero e sventurato fratello del primo capitano del popolo. A questo nome amatissimo la moltitudine si riscuote tutta e acclamando ripete, Boccanegra sia abate! Molti corrono a lui, lo prendono benché repugnante per mano, e condottolo al palagio, gli porgon la spada ch'era l'insegna del magistrato. Egli fa cenno di voler parlare, succede a mille viva un alto silenzio: Signori del popolo, io vi ringrazio dell'onor che mi fate; ma non vorrei essere abate, che nessuno de'miei antichi lo fu. Altri migliore di me certamente lo sia. Siccome gli abati solevano essere di umil condizione dopo le nuove leggi, così Boccanegra rispondendo in tal guisa, si dava a conoscere per uno di quei popolani incoerenti, i quali pretendono eguaglianza coi nobili e non la vogliono co'plebei. Nondimeno in tanto bollor di gente, nessuno accennò di sdegnarsene. Stavano anzi tutti dolenti e taciti, quando una voce lontana si udì: Simonin Boccanegra sia signore! Il popolo rispose con grandissimi applausi. Allora i capitani si misero a pregare Simone che volesse accettare il grado di abate. Egli mostrò di arrendersi, e vòlto al popolo esclamò: Signori, per soddisfarvi son presto a essere signore, abate, e quant'altro vi aggrada. Signore, e non abate, rispose il popolo. Or vedo la vostra intenzione: Volete ch'io sia signore insieme coi capitani. No, no; Boccanegra,
      ed


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La storia della antica Liguria e Genova
Tomo Secondo
di Girolamo Serra
Tipografia Elvetica
1835 pagine 496

   

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