La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
236 LIBRO QUINTOscia stranieri soldati la venderono, i Pisani già vinti da lei l'occuparono, Carlo IV imperadore la diede in pegno a un cardinale di Mon forte; finalmente riprese con generoso riscatto la sua independenza, e infino ad oggi l'ha mantenuta per favore del caso o della sua piccolezza.
Venezia non la perdè giammai. Ella scemò la autorità de'suoi dogi, e ristrinse alle principali famiglie la facoltà di eleggere e di essere elette a'magistrati. Un capo perpetuo ma non assoluto, un senato di facoltosi indipendenti e di vecchi assennati, una nobiltà ereditaria, ricca di navi e non di feudi, conciliarono stabilità e potenza a quell'aristocrazia, senza toglierle punto l'affezione del popolo.
Laddove Firenze, libera appena dalla potestà imperiale, fu retta da'grandi, molti de'quali eran signori delle vicine castella. Indi alti concetti, massime costanti, uso d'armi e di comando: ma doppio ancora o contrario interesse, alterigia, discordie, e l'infallibile conseguenza di quelle perdite dello stato; il quale passò in mani straniere. Ora l'ottennero i reali di Napoli, ora i le-
fati del papa; ed ebbelo ancora un vii bargello 'Agobbio. Finalmente il popolo eccitato da Giano della Bella uom nobilissimo, come un dì la plebe romana da'Gracchi, tirò a sè il comando, opprimendo la nobiltà, e dando sovente la preminenza all'arti più basse sulle maggiori. In tal guisa Firenze crebbe in ricchezza e stato; ma l'antico valore si estinse in lei, e l'incostanza delle fazioni, tarlo dei governi popolari, sempre l'afflisse (I). _
(I) Macchiar., lib. II in fine. Varchi, I, 66.
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