Nuovi ricordi arabici su la di Michele Amari

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      ( 1)93 )
      fermano l'illustrissimo fakìli Abu-lbrahim-lsliàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali — il quale Iddio aiuti e gli dia splendida vittoria — e 1' illustre ambasciatore Rodoano De Mauro — al quale agevoli Iddio il [compimento delle opere] che a Lui siano accette — stipolante a nome dell' arcivescovo (1), de' possenti e illustri ottimati i consoli, degli anziani, e de' maggiorenti del popolo di Genova, che tengono il "potere supremo (2) e di tutti gli altri notabili e popolani di essa città — de' quali Iddio conservi sempre 1' onoranza [accompagnata dal] suo santo timore ;
      11 quale ambasciatore ò giunto ora con una lettera di essi [Genovesi] e con la traduzione eh' e' n'han fatta fare in loro paesi; la quale lettera porta eh' eglino hanno incaricato esso ambasciatore di [trattare] ogni loro negozio e T hanno costituito plenipotenziario per stipolare la presente pace con tutti i diritti e i doveri [che loro ne tornano], fermarne le guarentige dal- pag. 2 l'uno e dall'altro lato e ultimarla in guisa che ne risulti piena obbligazione nell'una e nell'altra parte (3), piacendo al Sommo Iddio, eh' Ei sia lodato.
      Donde l'illustrissimo fakìh Abu-Ibrahim-lshàk-ibn-Mohammed-ibn-Ali, — cui Dio aiuti e gli dia vittoria — e l'illustre ambasciatore Rodoano De Mauro [stipolante] pei Genovesi ricordati di
      («) È da notare che qui e in ogni altro luogo del presente diploma e di quello del 11S8 il testo dice chiaramente e costantemente « gli arcivescovi » con la stessa forma di plurale che gli Arabi usano pel vocabolo console e per parecchi altri di origine straniera. La parafrasi mette arcivescovo al singolare ed aggiugne arbitrariamente et clero ianuensi.
      (a) Litteralmente « coloro che legano e sciolgono », che nel diploma pisano io tradussi « magistrati », e mi par si renda meglio con la frase che ora adopero. Le altre differenze che si notano in questo luogo vengono dal testo.
      (,3) 11 testo qui è poco diverso da quello del diploma pisano. Ilo cercato di accostarmi vieppiù all'originale. Mi era venuto veramente il dubbio che il duale toagehin, in vece di star qui come ripetizione o pleonasmo, consigliato dal mal vezzo della prosa rimila, significasse « due aspetti » ed alludesse ai « diritti e doveri » di ciascuna parte, alle slipolazioni « prò o contro», come dicono gli Arabi. Ma confrontando il passo analogo col diploma seguente ho trovata una voce derivata dalla stessa radice e usata propriamente nel senso di « lato ».


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Nuovi ricordi arabici su la storia di Genova
di Michele Amari
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