I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      IL PREDOMINIO DI FIRENZE IN TOSCANA 253
      testa de' suoi nemici cosi riuniti, si pose l'arcivescovo Ruggieri, ghibellino autorevolissimo. La guerra civile infiammò la città intera, ed il Palazzo del popolo si trovò in mano ora dell'Arcivescovo, ora del Conte, il quale, accecato dal furor della vendetta, non tollerava avvertenze o consigli neppure da' suoi più intimi. Un giorno in cui lo scontento del popolo era al colmo pel caro dei viveri, e niiuio osava parlargli, uno de' suoi nipoti si presentò a lui, per rivelargli lo stato delle cose, consigliandogli di sospender le gabelle, acciò diminuisse il prezzo dei viveri. Ed il Conte si lasciò talmente trasportare dall' ira, che gli tirò un colpo di pugnale, ferendolo nel braccio. Un nipote dell'arcivescovo, amico del giovane, trovandosi presente, non seppe resistere, e gli fece scudo della sua persona. Il Conte, fuori di sé pel furore, pose mano ad un' ascia, che era vicino a lui, e con un colpo alla testa lo stese morto a' suoi piedi.
      L'arcivescovo Ruggieri dissimulò un pezzo, aspettando T occasione, che finalmente venne. Il 1.° luglio 12SS il Consiglio della repubblica era radunato nella chiesa di S. Sebastiano, per deliberare sulla pace coi Genovesi. I Ghibellini ed il popolo la volevano in ogni modo, ma il Conte frapponeva nuovi ostacoli, sperando sempre aiuto dagli amici. Quando uscirono dall'adunanza, l'Arcivescovo capi che l'ora era giunta, che non v'era più tempo da perdere. I Gualandi, i Sismondi, i Lanfranclii ed altri ancora s' unirono con lui, e andarono ad assalire il Conte, che con due figli, due nipoti, ed alcuni altri a lui più fidi, si difese valorosamente. Dopo il primo scontro, nel quale vide morire un suo figlio naturale, si ritirò nel Palazzo del popolo, e continuò a difendersi da mezzogiorno alla sera, quando gli assedianti si decisero a mettervi fuoco. Penetrando poi attraverso le fiamme, fecero prigioniero il Conte con i suoi due figli più giovani, Gaddo e Uguccione, e due nipoti, Nino detto il Brigata e Anselmuccio. Furono chiusi nella torre dei Gualandi, sulla piazza degli Anziani, dove l'arcivescovo Ruggieri li tenne alcuni mesi in assai dura


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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