I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      vero, più tardi, e furono senza difficoltà padroni della Toscana e di Firenze, dove commisero molte crudeltà ; ma non la distrussero. Questi sono i fatti, tutto il resto è aggiunto della leggenda, la quale, col suo linguaggio fantastico, voleva dire, che segui un lungo periodo di oscurità e di oppressione, da cui i Fiorentini cominciarono a sollevarsi alquanto solo a tempo dei Franchi.
      I Longobardi infatti occuparono la Toscana verso il 570, ed abbiamo due secoli di tenebre fìtte. Troviamo ricordato un Dux civitatis Florentinorum, Guclibrandus, che essi vi posero ; ma altro non sappiamo. In mezzo a molte calamità d'invasioni di guerre, di dura oppressione, non solo quel commercio, che aveva dato origine a Firenze, fu interamente distrutto; ma molte famiglie, per maggior sicurezza, dal piano si rifugiarono ai monti, e non pochi cercarono perciò ricovero in Fiesole, alla quale, allora come sempre, tornarono a vantaggio i danni di Firenze. E si arrivò a tal punto, che nella seconda metà dell'ottavo secolo, i documenti parlano di Firenze come se fosse divenuta un borgo di Fiesole. 1 Ben presto però, sotto Carlo Magno, cominciarono
      1 II Lami, Lezioni, parte I, pag. 292, fa questa affermazione, appoggiandola sopra un documento di donazione fatta da Carlo Magno alla Badia di Nonantola, circiter anmtm 774, nel quale si parla delle chiese Fiorentine di S. Michele e di S. Miniato tra le torri, come esistenti in comitutu fosso-lano, in civitate fossolana. Il documento fu pubblicato la prima volta dal Muratori (Autiq. V. 647), che lo dice tratto ex reliquiis tabularti monasterii nonantulani, e dopo avere esposti molti dubbi sull1 autenticità di esso, finisce col credere che la carta sia sincera, ritenendola però una scrittura privata di Carlo Maguo, non un diploma. Non gli par possibile che un falsificatore volesse immaginare luoghi e paesi, dei quali appena si ha notizia, ed in molti dei quali il Monastero non aveva diritti, né poteva sperare di acquistarne con quella carta. Il Tiraboschi ripubblicò il doc. nella sua Storia della Badia di Xonantola (II, 27 e segg. Num. XII), dicendolo apot/raphum XII, nel XIII saec. Egli crede invece che il doc. sia opocrifo, ma compilato da qualche monaco dell' undecimo o duodecimo secolo, sopra non pochi antichi strumenti ora smarriti (voi. I cap. XI, pag. 365). Sebbene apocrifo, esso però conterrebbe, secondo lui, la nota vera dei possedimenti che il monastero aveva in Toscana. E ciò dice, dopo aver prima esaminato e ponderato le osservazioni del Muratori. Quanto poi alle chiese fiorentine in civitate fcssolana; il Tiraboschi (pag. 366-7) se ne rimette a quanto ne dice il Lami da noi citato.


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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