Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1531] libro dodicesimo. 451
      dini ; disputò, che ogni volta che l'universale si teneva contento, il che agevolmente fare si poteva col mantenere la piazza abbondante, e coli'amministrare indifferentemente ragione, non s'aveva a temere di cosa nessuna, e non bisognavano nò guardie nè fortezze, le quali erano ritrovate non per signoreggiare i popoli, ma per tiranneggiargli, e servivano più ad offendere altri che a difender sè, ed il sospetto eh' elle mettevano a* sudditi era maggiore che la sicurtà ch'elle arrecavano a'principi. E perchè Filippo allegando altre sue ragioni se gli opponeva, Iacopo rivòltosi a lui gli disse : Filippo, tu non la di' come tu la intendi; e se tu la intendi come tu la di', tu la intendi male. È fu verissimo, eh' egli quasi profetando ebbe a dir poi : Voglia Dio che Filippo, nel mettere innanzi il disegno della fortezza, non disegni la fossa nella quale s'abbia a sotterrare egli stesso. Per le quali parole il papa non lo chiamava più alle pratiche, ed i cittadini i quali prima l'arebbono portato in palma di mano, si riguardavano da lui, nè conferivano seco cosa alcuna di quelle che si praticavano, e quegli stessi i quali innanzi dependevano da lui e da lui favoriti erano, quando lo vedevano da discosto, scantonavano e lo fuggivano.
      LXIV. Il papa stando saldo in su la sua opinione, scriveva a Baccio Valori in Romagna, e a messer Francesco Guicciardini a Bologna, della qual città l'aveva fatto governatore, con non piccola indignazione e querimonia de' Bolognesi, usati ad aver per capo e superiore loro non un laico, ma un prelato; e a Firenze faceva scrivere a Matteo Strozzi, a Francesco Vettori e ad altri cittadini, dando, come s'usa di dire, intorno alle buche, per fargli uscire. Ma essi, che conoscevano benissimo la volontà del papa, fingendo di non saperla, rispondevano che non potevano nò volevano mancare d'ub-bedire in tutte le cose a Sua Santità, la quale sapeva che essi senza Y appoggio di casa sua, non che godere la patria e i beni loro, non potevano star sicuri in Firenze, e però la pregavano, che le piacesse di lasciarsi intendere a ciascuno di loro : per non si far capo egli di cotale riforma, e fuggir r odio universale e '1 biasimo che gli poteva nascere eternamente d'aver sottoposto e messo in servitù la patria, guar-


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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