Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] libro undecimo. ^371
      Questa lettera portò a Clemente il signor Galeazzo Baglioni, mandato da Malatesta, perchè il papa e ratificasse e confermasse tutte quelle cose che prima a Perugia, e poi dal vescovo di Faenza, e ultimamente dal principe d'Oranges gli erano state promesse per nome di Sua Beatitudine, le quali erano tali e tante, che '1 papa ebbe a dire queste parole: Se Mala-Usta m'avesse avuto le mani ne'capegli, anzi in una botte racchiuso, e datomi pel cocchiume a mangiare, già non m'arebbe egli chiesto più cose, nè maggiori. E per verificare il proverbio tanto più vero quanto più vulgato, che i tradimenti piacciono, ma non i traditori, non volle osservargli se non quello che bene gli tornò ; perchè gli perdonò bene tutte le scelleratezze fatte da lui e da tutti i suoi, ch'egli fra lo spazio d'un mese nominasse, e restituì lui e loro all'onore, levando a tutti la macchia dell'infamia, e gli donò alcune città e castella, ma noi fece duca, nè die moglie al figliuolo, nè il vescovado al nipote, secondochè gli avevano promesso; e nondimeno con tutte queste cose si trovarono e si trovano di coloro, i quali, non solo colla voce, ma eziandio cogl' inchiostri, non pure scusano Malatesta di questo fatto, ma lo commendano. La ragione non so; so ben questo, che a me non va per la memoria d'aver mai nè udito nè letto tradimento alcuno nè più grande nè più scoperto; anzi mi pare che per fare un tradimento ne facesse prima parecchi, e poi, fatto eh' egli l'ebbe, parecchi altri, e tutti non meno evidenti che scellerati, come per le cose dette s'è veduto, e per quelle che si diranno si vedrà; e pure l'avesse egli fatto nel principio, innanzichè si fussino morti tanto acerbamente tant' uomini, e speso tanto inutilmente tanti danari ! e nientedimeno, perchè ciascuno possa credere a se medesimo, e risolversi col suo giudizio proprio non coli'altrui, ho parte posto e parte porrò con somma fede e diligenza tutte quelle scritture che, danti alcun lume o in prò o in contra di questa materia, mi sono, mentrechè io cerco di ritrovarne la verità, capitate alle mani; non mi dando noia nè d'allungare il libro, nè di fare per avventura, se non contra le leggi, fuora dell'usanza, se non della migliore, della maggior parte degli storici.
      CXXXVI. Il ventesimo giorno d'agosto il commessario apo-


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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