Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] ' libro undecimo. 369
      cinque commessari sopra la cura delle grasce: Iacopo Morelli, Giovambatista Cei, Beltramo Guasconi, Piero Popoleschi e Cino Cini; i quali si sforzavano con ingegno, e s'ingegnavano con tutte le forze, che non mancasse, e massimamente a'soldati, di che vivere, e per tutta la loro diligenza non se ne trovavano se non poche, e quelle poche si vendevano assai. Del grano schietto gli primi nove mesi se ne trovò per chiunque ne volle e ne potette comperare. I soldati non lo pagarono mai più di tre lire e cinque soldi; gli altri prima cinque, e poi sette: i due ultimi mesi, si mescolò con varie sorti di biade; e alla fine non se ne trovando più, s'era cominciato a macinare del riso e altri legumi. Il vino si dava a'soldati per cinque lire il barile, e gli altri lo comperavano otto, nove, e dieci fiorini d'oro; l'aceto, cinque; l'olio, un ducato il fiasco; la carne di vitella, quando ne veniva del campo, quaranta, e cinquanta soldi la libbra; la boccina1 venti, e venticinque; quella del castrone, quattro carlini; quella del cavallo, quando n'erano ammazzati nelle scaramucce, due gros-soni, e non era cattiva; quella dell'asino, un carlino. Un paio di capponi valevano sei, e quando erano, non che sfoggiati, grassi, sette, e otto scudi; le galline cinque, e i pollastri tre; i pippioni, una corona il paio ; le gatte si vendeyano quaranta soldi l'una, e ve ne rimasero poche; i topi, secondocliè scrisse a Vinegia il loro oratore, si comperavano un giulio l'uno; il pesce fresco, un mezzo scudo la libbra; la libbra del cacio, cinque, sei, e sette carlini; l'uova, diciotto, e venti soldi la coppia; una zucca fresca, quattro grossi;un popone, sei, otto, e dieci carlini; le susine costavano quattro, sei, e talvolta quindici quattrini l'una; un cesto di lattuga, tre, o quattro crazie; la libbra dell'uva, otto soldi, e bene spesso un barile; il zucchero, da quarantacinque in cinquanta soldi la libbra; il pepe, circa un mezzo fiorino; le legno grosse, otto ducati la catasta: e di tutte queste cose, fuori solamente del gramo, s'intende quando si trovava da comperarne, perchè i più le volevano per loro, o barattarle con altre grasce, ma di nascosto; perocché negando ognuno d'averne per suo logorare, e non
      * Il MS. P la bovina; e cos'i nella lettera citata del Benivieni, dalla quale apparisce avere il Varchi tratto questa notizia de'prezzi delle grasce.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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