Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] LIBRO UNDECIMO. ^353
      incredibile allegrezza giurarono tutti sopra i Vangeli, e si sottoscrissero di lor mano di non esser mai per riconoscere altro padrone che la Signoria di Firenze. Fu questa liberalità
      memorabile; ma fatta, come le fanno gli uomini il più delle volte, quando o non possono non farle, o pare che le facciano più a profitto di chi le fa, che per benefizio di chi le riceve. E chi può dubitare, ch'ella, se fosse stata fatta in tempo, non avesse maravigliosamente giovato? E perchè Zanobi Bar-tolini, di commessario della Repubblica, era diventato consigliere di Malatesta, e Tommaso Soderini come pusillanimo lasciava passare dimolte cose, infingendosi di non vederle, e Antonio Giugni in tanta tempesta andava navigando per perduto; si ragunò il giorno di poi il consiglio degli Ottanta colla Pratica, e disfecero con un partito solo tutti e quattro i commessari; ma Andreuolo fu rifatto, e in luogo degli altri tre crearono Luigi Soderini, Francesco di Bartolo Zati e Francesco Carducci. Malatesta, il quale non dormiva, veduto Zanobi casso, non potette tenersi, ancoraché fosse anzi mu-sorno che no, di non dolersene; e conosciuto che i Fiorentini erano fermati di venire al cimento dell' arme, mandò il giorno medesimo Cencio e un segretario del signore Stefano al signor don Ferrante, il quale dopo la morte del principe era per la sua virtù rimaso, eziandio con volontà de' capitani, nel luogo di lui, e tanto più, che in quel tempo il Marchese del Guasto si trovava malato in Napoli, dove era ito per condurre semila fanti nell' Ungheria a Ferdinando fratello dell' imperadore, de' quali aveva accettato il titolo di capitano generale, più che per altro, per partirsi dal campo, conciossiacosaché egli con don Ferrante molto non s'intendesse. Il qual don Ferrante avendo i due messaggeri di Malatesta udito, mandò per Baccio Valori, e fermarono una bozza di capitoli, nella quale mostrava che la città avesse a rimanere libera, ancoraché il papa vi ritornasse, e che lo imperadore fra lo spazio di quattro mesi dovesse regolare e riordinare il governo; nè però vollero conchiudere cosa nessuna, aspettando la risposta e '1 consentimento di Clemente. Malatesta mandò Cencio a confortare la Signoria, che non dubitasse nè facesse difficoltà di accettare il partito di rimettere i Medici,
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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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