Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] libro undecimo. ^347
      codardo, vedutolo in terra, non si cacciasse a fuggire a briglia sciolta, e dietro a lui Rossale, i quali con molti altri, senza sapere il perchè, diedero di sproni al cavallo, e si fuggirono vituperosissimamente insino a Pistoia, dando voce eh' il campo era rotto, di maniera che nel campo sopra Firenze e dentro nella città andò la novella, che il principe era morto e l'esercito sconfitto.
      CXXII. In questo medesimo tempo aveva il signore Alessandro con incredibile furore urtato per fianco la retroguardia; e tutto che il signore Giampagolo non avesse mancato nè all'ufizio di capitano nè al debito di soldato, fu nondimeno dal molto numero e virtù de' soldati tostamente disordinato, e, perdute le bandiere, quasi rotto; perchè egli sceso del cavallo, e rimettendo come poteva il meglio i suoi soldati in fila, e aprendosi la via colla spada, mentre i nimici erano più intenti a saccheggiare le bagaglie che a combattere, si ritirò nella terra per soccorrere il Ferruccio, il quale avendo combattuto presso a tre ore in sulla sferza del caldo, il quale era smisuratamente grande, e cacciato i lanzi e i cavagli della terra, de'quali erano stati abbruciati molti-dalle trombe di fuoco, si riposava un poco appoggiato alla picca, pensandosi d'essere ornai sicuro, e tanto più che i soldati eh' egli aveva lasciato fuora, sentita la morte del principe, e veduta la vergognosa fuga della gente d'arme, avevano con liete e altissime voci gridato più volte, Vittoria, e cosi sarebbe stato: ma una banda di lanzi, la quale era nella coda e non s'era mai mossa, fece testa, ed entrò nella terra, e dietro la quale non solamente gli altri lanzi, ma gran parte de'colonnelli italiani, chi da una parte e chi dall'altra, diedero addosso alla gente del Ferruccio; onde si rinnovellò il fatto d'arme con tanto fracasso di picche e tale strepito d'archibusi, ch'era cosa orribile a sentire e orribilissima a vedere. Il Ferruccio e l'Orsino, fatta una fila tutta di capitani, non pure sostenevano gagliardamente l'impressione de'nimici, ma si scagliavano dovunque vedevano il bisogno maggiore; ed il Ferruccio, ora avvertendo, ora pregando, e talvolta gridando, e sempre menando le mani, era cagione che i soldati suoi, prima che ritirarsi un passo a dietro, si lasciavano o infilzare dalle picche,


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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