Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1530] libro undecimo. 345
      la retroguardia, ch'erano quindici, il signor Giampagolo; e messe le bagaglie in mezzo, si volse a tutti con lieta cera, e tratto l'elmetto, disse ad alta voce queste parole: Carissimi e fortissimi soldati compagni miei, il poco tempo e il molto valor vostro, tante volte da me e in tanti pericoli conosciuto e commendato, non comportano eh' io possa dirvi altro, o voglia, se non che, considerando che in voi sta e nelle vostre , mani è posto, o il salvare la città di Firenze, o il distruggerla, e i gran meriti che seguire ve ne debbono, seguitiate me dovunque vedrete che io vada, e vi ricordiate che gli animi generosi eleggono più volentieri il morire onoratamente per vivere in eterno con somma gloria, che il vivere disonorati per morire eternamente con molta ignominia, o almeno senza lode alcuna. E rimessosi l'elmetto, s'affrettava di giugnerea Gavinana per occuparla egli, avantichè i nimici, i quali erano trattenuti maliziosamente alla porta da' Gavinanesi, l'occupassero essi. I cavalli erano medesimamente divisi in due ordinanze sotto quattro squadroni; i primi guidava il signore Amico d'Arsoli e Niccolò Masi da Napoli di Romania, chiamato Pulledro; e le seconde Carlo da Castro e Carlo conte di Ci vitella.
      CXX. Poteva il Ferruccio schivare il combattere, e ne fu, come dicono, avvertito, pigliando la strada su per la schiena del monte, e camminando per gli gioghi dell'Appennino, capitare nelle contrade di Vernio e calare giù nel Mugello; ma egli, o per non mostrare segno alcuno di viltà, o per non perdere le bagaglie, le quali gli conveniva lasciare di necessità, non meno ricca che sicura preda, a'nimici, o per non uscire della commessione de' suoi signori, essendo quella strada lunga e malagevole molto, o piuttosto tirato da' fati, a'quali, essendo incogniti e potentissimi, non si può nè provvedere coli'ingegno, nè ricalcitrare colle forze,'seguitò il cammino preso; e avvenne per caso, che mentre egli entrava per la porta dinanzi, Fabbrizio avendo attraversato e accorciato il cammino per tragetti, entrava anch'egli da un'altra parte, rotto un muro a secco, per un'altra porta. Il che veduto il Ferruccio, smontato a piè, e preso una picca in mano, appiccò una piuttosto terribile e sanguinolenta battaglia, che


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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