Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 530] libro undecimo. 301
      colle sue genti e con quelle ch'egli aveva soccorse se ne ritornò in Empoli; ed al Bombaglino, per aver egli (siccome di sopra è detto) rimesse insieme di notte valorosamente quasi tutte quelle genti ch'erano uscite di Firenze, donò un cavallo, una collana d'oro e una celata; e stette di poi in Empoli due giorni', e la mattina de' venzette d'aprile, quat-tr'ore innanzi giorno, con sette compagnie di fanteria, i quali erano circa millequattrocento, e con quattro compagnie di cavalleggieri, i quali erano circa dugento, si partì d'Empoli, e lasciò gli alla guardia Andrea Giugni di sopra detto, con quattro compagnie di soldati, delle quali erano capitani Tinto da Battifolle, Piero Orlandini, il quale fu anche da lui fatto sergente maggiore, Bacchino Corso ed il Conte d'Anghiari. I capitani delle compagnie che uscirono d'Empoli col Ferruccio furono: Niccolò Strozzi, Paolo Corso, Sprone, Balordo e Giovanni Scuccola dal Borgo a San Sepolcro, Goro da Monte-benichi e Tommè Siciliano. I quattro capitani de' cavalleggieri furono: il signore Amico d'Arsoli Orsino, Iacopo Bichi, il conte Gherardo della Gherardesca e Musacchino; ed innanzi-chè '1 Ferruccio partisse d'Empoli per andare a Volterra, comandò a ciaschedun soldato, che portasse seco del pane per due giorni : condusse oltra di questo con queste genti circa venticinque o trenta marraiuoli con picconi e altri strumenti da spugnar terre, una soma di polvere fine d'archibusi, due some di corda cotta e tre some di scale; e con questi soldati e con questi provvedimenti arrivò a Volterra il giorno medesimo de' venzette d'aprile a ventun'ora, non avendo per la strada ricevuto impedimento alcuno da'nemici : e subitamente ch'egli giunse a Volterra, fece entrare tutta la sua fanteria nella fortezza per la porta del soccorso, e fece smontare da cavallo tutti i cavalleggieri e cavar le selle a'cavalli, ed in questa maniera per la medesima porta gli messe nella fortezza, e quivi détte ordine che si rinfrescassero alquanto; il che malagevolmente arebbe potuto fare, se non fusse stato la provvisione del pane eh' egli aveva portato seco; perciocché nella fortezza non trovò più che sei barili di vino, e tanto pane che ne toccava a fatica un mezzo per uno.
      LXXXVII. Ma poiché i soldati ebbero mangiato e riposa-
      ?ABcm. — 3. 26


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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