Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      . storia fiorentina.
      [1530]n' usci, se' già la stagione dell'anno, essendo 1 caldi grandissimi, non la spense ella.
      LXX. In questo tempo medesimo fu di campo con grandissima diligenza avvisato il papa, che si dovesse aver cura straordinaria, e specialmente circa la cosa del vino, perchè i Fiorentini cercavano di farlo avvelenare per le mani di messere Stefano Crescenzio suo cameriere segreto, il quale s'era indettato collo scalco e col bottigliere di Sua Santità, e questo aver saputo da un soldato uscito di Firenze, il quale presoda loro con due ampolle d'acqua stillata, ed esaminato con tormenti, aveva confessato quello esser veleno datogli da'Fiorentini, acciò lo portasse a Roma nell'osteria della Lepre a uno chiamato il Pavia. Il papa, fatto subitamente disaminare gli accusati diligentissimamente, si scoperse questa essere una novella senza fondamento nessuno, e vi ebbero di quegli che pensavano ciò essere stato non con saputa, ma con ordine di Clemente, per avere cagione d'infamare appresso i principi i Fiorentini; la qual cosa come non fu allora verisimile, cosi non crediamo ora che fosse vera. Il papa, o non si fidando del viceré, o dubitando della fine della guerra, o piuttosto per intertenere i Fiorentini, sappiendo quanto sospettavano di Malatesta, e che avevano stabilito di venire al cimento delle forze, fece per mezzo de' loro ambasciadori muovere pratiche d'accordo, si dal re di Francia e sì dal doge di Vi-negia, dando nome che manderebbe a Firenze il vescovo di Pistoia per fermare le condizioni. Aveva il papa mortale sdegno e immortale odio contra quasi tutti i cittadini di Firenze, parendogli che gli amici della casa l'avessono perfidiosamente abbandonato, e i nimici ingiuriosamente oltraggiato; e con tutto che fosse grandissimo simulatore, non poteva tenersi ch'alcuna volta non isputasse alcun bottone, e trall' altre cose usava dire : Io non sono così cattivo e crudele itomo come mi tengono i Fiorentini; io mostrerò un dì a chi noi crede, che anch'io amo la patria mia. Nè si potrebbe dire quanto i felici successi del Ferruccio l'affliggevano continuamente, nò meno quegli di Lorenzo di Zanobi Carnesecchi.
      LXXI. Costui essendo commessario generale della Romagna fiorentina, fece quello in questa guerra, che pareva che


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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