Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 530] libro undecimo. 275
      tezza e felicità era da Dio e da' cieli riserbata la vita sua, si pensava la traessino di quindi per farla crudelmente morire, nonostantechè Antonio de' Nerlil'assicurasse, e s'ingegnasse per tutti i modi di confortarla. Ragionossi allora, ma non si passò più oltre, che i sostenuti si dovessono tenere più ristretti, i quali, secondochè mi raccontò poi Filippo de'Nerli, sapevano tutto quello che si faceva di giorno in giorno, cavandolo di bocca, senzachò essi se n'accorgessero,a'frati di San Marco, mentrechò a questo effetto ora uno e ora un altro si confessavano da loro. E come io non nego che potesse essere, che qualche plebeo (chiamo plebei ancora i patrizi i quali plebeamente o favellano o operano) dicesse o per {sciocchezza o per tristizia su pe' cantoni, che della duchessina si dovesse far quello che scrivono alcuni, il che io abborrisco di nominare, che far si dovesse; cosi affermo che mai da alcuno non fu proposto in pubblico cosi inaudita ed enorme scelleratezza come scrivono, non meno disonestamente che falsamente, i medesimi; e se alcuno confessò poi nell'essere esaminato dàllo Stato nuovo d' aver ciò proposto, egli per duolo di fune o d'altri martirii disse d' aver fatto quello ch'egli fatto non aveva. Fu bene chi disse, ma in privato e non senza esserne ripreso, che se i nimici davano la batteria alle mura, bisognava legar la duchessina a un merlo.
      LXIX. In questo tempo si scoperse nel campo la peste, e si sparse in un tratto per tutto, non solo che il morbo faceva gran danno agl'Imperiali, ma che il viceré proprio (essendosi egli per sorte ammalato) aveva il gavocciolo, e di già s'erano preparate stanze per Sua Eccellenza fuori delle porte di Bologna : onde i Fiorentini avendo maggior paura della pestilenza che della fame, bandirono subitamente, che nessuno, sotto pena di dover perdere la vita, ardisse d'entrare eziandio con vettovaglie dentro alle porte di Firenze; e se la moria durava qualche settimana com' ella aveva incominciato, non è dubbio che l'esercito, morendone quaranta e cinquanta per giorno, bisognava che si risolvesse, o almeno si ritirasse nelle terre circonvicine, il che dava vinta la guerra a'Fiorentini; ma come non s'intese in che modo élla vi entrò, cosi non si seppe in che modo, avendo covato parecchi giorni, se


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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