Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      272 . storia fiorentina. [1530]rasse, dubitando, secondo diceva poi, non i cavalli lo stringessero di maniera, che, non potendosi ritirare, rimanesse serrato fuori della Porta; cosa che, chi sa dove egli si ritrovava e come stavano i bastioni, era quasi impossibile che avvenisse; oltrachè l'ufficio suo era non solo prevedere cotale inconveniente, ma provvedervi. Diceva ancora per iscolparsi, che temette non il principe d'Oranges fusse per dovere assaltare i bastioni di San Miniato, avendo sentito una gazzarra che facevano i giovani per l'allegrezza della rotta de'Lanzi, e per questa cagione, non si fidando egli de' giovani, essersi ritirato ; quasi a questo non si fusse o pensato o dovuto pensar prima, e come se il principe non avesse in quel tempo avuto, non pensiero d'assaltar altri, ma dubbio di non essere, come portava la ragione, assaltato egli. Il Palestrina,1 essendo di già chiaro, e dubitando del soccorso, veggendo ritirarsi gli altri, si ritirò anch' egli con tutte le sue genti cariche di preda in battaglia, nella quale furono tratti da Montuliveto alcuni colpi, ma le palle andarono sopra le picche, e non feciono nocumento nessuno.
      LXVI. Di quelli di dentro si trovarono morti meno di trenta, ma feriti più d'ottanta. Tra'morti fu Virgilio Romano di molta e chiara virtù, e Morgante da Urbino, il quale si portò come tutti gli altri egregiamente; il che merita tanto maggior commendazione, quanto il combattere di notte, quando altri non è veduto, arguisce gran cuore. Tra' feriti fu passata una coscia al capitano Zannone, non men grande d'animo che di corpo. Di que'di fuora ne furono feriti oltra cento, e morti dintorno a cinquecento; benché questo è dubbio, conciossiacosaché alcuni dicano molti meno, e alcuni molti più : non è già dubbio, che se Pasquino o non faceva dare all'arme, o fosse ito a soccorrergli, o se pure i soldati avessono badato da principio a combattere e non a predare, quel campo si rompeva, e per conseguente si levava l'assedio, non solamente nel di qua d'Arno, ma ancora in qualche parte nel di là ; imperciocché bisognava che il principe ristringesse le genti, le quali erano sparse in diversi luoghi,
      1 Cioè il signore Stefano Colonna.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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