Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      . storia fiorentina.
      [1530]tradigione; cosi v' ebbe di quegli che giudicarono, che quello che a lui fare non si poteva, ma si doveva, si facesse al figliuolo, il quale più che otto anni non aveva: cosa barbara invero, e degna di grandissimo biasimo, conciossiacosaché in questo ed in altri casi somiglianti non ha luogo la regola de' contrari; perciocché si può bene alcuna volta, e molte si dee onorare e premiare alcuno per gli altrui meriti, ma disonorare e gastigare per gli altrui demeriti, non già mai. Quello che si pensò che avesse indotto Andrea, il quale, e di natura e per buona educazione de' suoi, aveva buona mente verso la repubblica, a commettere cosi fatta scelleratezza, fu la pratica eh' egli teneva col Pollo e col Carne, e altri bravi di que' tempi, i quali, postergata ogni civiltà e bel costume, avevano posto il sommo bene nello sguazzare, e darsi piacere e bel tempo. In Empoli rimase commissario Francesco Valori; e Baccio, dicendo d' aver comperato dagli Spagnuoli tutto quel sacco cinquemila ducati, mandò dopo l'assedio, essendo si può dire padrone di Firenze, a pegnorare il Comune, e fare sostenere degli Empolesi per riavere certi resti.
      Io non voglio tacere che il Ferruccio fu da molti, e ancora è, di due coso accusato : l'una, eh' egli con poco giudizio aveva lasciato Empoli sfornito, e con minor guardia che non bisognava, come s'egli fosse stato preso per forza, e non per tradimento; l'altra', ch'egli tirato da troppa ambizione non s'era partito di Volterra, e tornato in Empoli, come gli era stato commesso : nella qual cosa mi sovviene, che potrebbe meritamente chi volesse, o dolersi, o ridersi della natura e condizione delle cose umane; posciachò gli uomini vogliono tutte quelle virtù in altrui pienamente, delle quali eglino non hanno bene spesso nessuna in loro, e niuno può fare nè tanto bene, che non abbia chi lo riprenda, nè si gran male, che non trovi chi lo difenda.
      LXII. Al principio di giugno terminò1 la Quarantia, che a Iacopo Corsi commessario di Pisa e a Francesco suo figliuolo, i quali erano sostenuti nella cittadella nuova, si dovesse tagliare il capo; e la cagione fu questa. Tornando Francesco da Napoli, dove era ito per incettar sete, in sur
      1 Cioè Determinò, decretò.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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