Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 530] libro undecimo. 205
      avvertito innanzi, se n' andò a dirittura alla casa dov' era l'alloggiamento di Piero, nella quale s'erano, per salvarsi, molte donne d' Empoli e alcune di Firenze co' loro megliori arnesi ricoverate, e calatosi dal tetto, con non minore crudeltà che avarizia, tolse loro inflno a' paternostri, e più oltre proceduto si sarebbe, se non fusse stato Giovanni Bandini il quale vi s'interpose, e riparò. Il Giugni e 1' Orlandino, pensando di potere a quel modo o ricoprire o scusare cosi brutto e scellerato tradimento, si fecero pigliare in pruova, e, secondo-chè scrissero alcuni, furono taglieggiati e tormentati; il che come sarebbe stato degno della loro perfìdia, così non fu vero. In quel mentre entrarono nella terra ancora gì' Italiani del signore Alessandro, e se nulla v' era rimaso, tutto rapirono. Ma Sarmiento (sopraggiunto tra queste cose il marchese del Guasto) gli costrinse a uscirsene; il qual marchese, benché fosse arrivato tardi, fece in favore degli Empo-lesi, e specialmente delle donne, tutto quel bene ch'egli seppe e potò. La presa d'Empoli, saputasi per la festa e allegrezza che ne fecero la mattina medesima i nimici con una lunga gazzarra, e coli' avere scaricato tutte 1' artiglierie verso Firenze, n' arrecò infinito si dispiacere e si danno; imperocché, oltre l'altre molte e grandissime comodità le quali ogni giorno se ne cavavano, s' era deliberato per vettovagliare la città, la quale pativa di tutti i beni, che si conducessero nuove genti, e quivi se ne facesse la massa.
      LXI. Andrea Giugni e Piero Orlandini con indignazione e querimonia di tutto Firenze citati a giustificarsi, non comparendo nè l'uno nè l'altro, furono per giudicio della Quarantia, posti nel fìsco tutti i loro beni, dichiarati rubelli amenduni, e dipinti per traditori, correndo a vedergli tutto '1 popolo, e maravigliandosi ognuno d'Andrea, si perchè nella guerra di Pisa s'era tra'soldati acquistato buon nome, e sì perchè s'era dimostrato sempre studiosissimo della libertà, e sì ancora perchè si diceva pubblicamente, che come il migliore uomo della casa dell'Antella era il peggiore di Firenze, cosi il peggiore della casa de' Giugni era il migliore; e come vi furono molti i quali s'ingegnarono di scusarlo, dicendo la sua essere stata dappocaggine o trascuratezza, piuttosto che
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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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