Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 530]libro undecimo.
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      peva quante volte si fosse la città, e in quanti modi umiliata al pontefice, e che egli era sempre ringrandito, sempre più duro dimostratosi e più superbo, sempre più inclemente divenuto e più implacabile, e ultimamente aver detto e fatto quello agli oratori fiorenti ni in Bologna, che a' più vili uomini e più meccanici del mondo fatto e detto non si sarebbe. Al quarto : Che il far giustizia s'apparteneva a' magistrati, i quali non avendo mancato per l'addietro, non si doveva credere che mancherebbono per V innanzi dell' ufizio loro: e quando mancassono, allora vi si troverebbe rimedio, e i soldati infino a quel tempo essere stati, e da' loro capitani e da' commessari fiorentini, e così sarebbono per V avvenire, quando fallassino, severissimamente gastigati ; ma questi esser ricordi tanto comuni e così dozzinali, che qualsivoglia donnicciuola gli arebbe saputi dar loro. Al quinto : Che l'orare e il digiunare s'aspettava generalmente a tutti i cristiani, ma in specie a' frati e a' preti, i quali fanno di ciò professione particolare. Circa il far delle limosine, questa medesimamente essere opera pia, ma che però s'apparteneva anch' ella a' religiosi più che agli altri, i quali, oltrachè non pagano gravezze, nè sono loro imposti carichi straordinari, non hanno dove spendere le loro grossissime entrate nè più piamente nè con maggior lode e utilità, che darne a' religiosi medesimi alcuna parte. Al sesto e ultimo capo rispose : Il loro essere ottimo e laudevol consiglio, e nel quale uno si comprendevano in sustanza tutti gli altri, e però doversi solo questo senza fallo alcuno, e quanto prima mandarsi con ogni stìHiio e reverenza a esecuzione. E come egli disse, cosi fu fatto.
      LV. La mattina, mentre s'apparecchiava la processione, arrivarono per la Porta a San Friano cinquantadue tra pecore e castroni, guidati da un artefice solo con un suo lavoratore : erano passati la notte per lo mezzo del campo senza essere stati sentiti, e la mattina dinanzi erano entrati in Firenze centottanta castroni, tre buoi, cavretti, cacio e altri camangiari, condotti del Mugello da una frotta di villani; ma a questi s'erano mandati per iscorta otto bande e molti cavalli leggieri fuora della Porta alla Croce due miglia: le quali cose (secondochè vollero i frati, i quali dicevano che Dio già


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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