Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      storia fiorentina.
      [1&29-1530]era stato percosso da un sasso mentre si batteva la torre di San Giorgio, se n' andò all' altra vita ; e non mollo prima uno sciamo di Corsi di quegli di Pasquino, ammazzarono su-perchievolmente coli' alabarde, nella Via della Pergola, Andrea di Lionardo Ghiori, mentrechè egli ritirandosi per salvarsi nel tiratoio, era caduto in terra, e gli tolsero una catena d'oro, in vece della quale Pasquino ne portò una contraffatta di'ottone dorato a' Signori Dieci, affermando falsamente quella esser dessa.
      XLI. La mattina della pasqua di Resurresso si scoprirono tre cittadini dipinti nella facciata del palagio del potestà: Alessandro di Gherardo Corsini in mantello e cappuccio, Taddeo di Francesco Guiducci, cieco da un occhio, nel medesimo abito, e Pierfrancesco di Giorgio Ridolfi impiccato per un piè, ognuno de' quali aveva scritto a piò il nome e casato suo in un breve, il quale diceva a lettere di speziali : PER TRADITORE DELLA PATRIA. Nel medesimo giorno di pasqua si scaramucciò in diversi luoghi, siccome s'era fatto in tutti i giorni santi, e fra gli altri molti fu morto fuori della Porta al Prato, mentre con grandissimo animo si difendeva da' nimici, d'un' archibusata nella poppa manca, il capitano Lodovico da Salò, il quale era venuto il giorno dinanzi per iscorta del salnitro e buoi mandati da Empoli; e poco di poi fu morto valorosamente fuori della medesima porta di tre archibusate, una nel petto e dua nelle cosce, il capitano Fioravante da Pistoia, e amendue furono onorevolmente seppelliti nel cortile della Nunziata.
      XLII. In questi giorni Giovanni da Turino, fatto scendere ne' fossi del suo bastione buon numero d'archibusieri, mandò un suo fante, il quale si chiamava l'Armato dal Borgo, alle trincee de' nimici a piò della casa della Luna; il quale senza esser veduto da persona, attaccò un oncino, ch'egli aveva appiccato in cima d'una picca, a una bandiera, e tanto tirò eh' ella ne venne : al cader della quale i soldati d'un capitano del colonnello del Cagnaccio, i quali erano quel giorno di guardia, saltate le trincee lo seguitarono col-l'archibusate; ma egli, il quale maravigliosamente era destro e leggiere, portandola in mano spiegata, e gridando


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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