Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1529-1530] libro undecimo.
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      nostro, con fausto e felice augurio e auspicio di te e di noi, da me gonfaloniere e da questa inclita ed eccelsa Signoria in nome di tutto il magnifico e generoso popolo fiorentino, questo gonfalone e stendardi quadrato ricamato di gigli, questo elmetto d'argento smaltato medesimamente di gigli, arme del comune di Firenze, e questo scettro d'abeto cosi rozzo e impulito com' egli è, in segno, secondo il costume nostro antico, della superiorità e maggioranza tua sopra tutte le genti, munizioni e fortezze nostre, ricordandoti che in queste insegne, quali tu vedi, è riposta insieme colla salute e rovina nostra, la fama e V infamia tua sempiterna.
      XVI. In sul più bello di questa cirimonia venne inaspettatamente una grossa acqua, la quale fu presa da chi per buono augurio, e da chi per tristo. Furono allora e molt' anni dopo, e sono ancora oggi quando di ciò si ragiona, fuor di modo biasimati di questa elezione i Fiorentini poco meno che da tutti coloro che ne favellano: ma e' pare che bisogni, come quasi in tutte l'altre disputazioni, usare distinzione; perchè, se si ragiona quando egli fu condotto per generale, questa fu più tosto necessità, chi considera bene, che elezione; e perchè alla necessità non è rimedio nessuno, perchè altrimenti non sarebbe necessità, meritano più tosto i Fiorentini compassione che biasimo, posciachè nè gli Dii ancora potevano, secondo i Gentili, alla necessità riparare. Ma se si ragiona, quando fu condotto la prima volta in governatore, a me pare che abbiano contro a sè un capo solo ; perchè quanto all' esser egli pessimamente condizionato della persona, l'esemplo di molti capitani antichi e moderni, e specialmente quello d'Anton da Leva, pareva che facesse che non se ne dovesse far troppo caso : e questo capo era, eh' egli era nato di Gio-vampagolo Baglioni, uomo valente sì nel mestiero dell' arme, ma empio e crudelissimo, e di tutti i vizi e scelleraggini coperto, e che aveva, essendo suo stipendiano, la repubblica fiorentina tradito : ma questo non sapeva ognuno : senzachè i figliuoli non debbono portare la colpa de' padri, e ciascuno si debbe giudicare o virtuoso, o vizioso per li fatti o misfatti suoi propri, non per gli altrui. Dall' altro lato, avevano i Fiorentini molte cagioni di doverlo agli stipendi loro condurre :


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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