Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1529-1530] libro undecimo. -209
      la libertà, che si riavesse il dominio, e che il modo del presente governo, non che si mutasse, non si dovesse alterare. Onde conoscendo questa essere una legazione vana, discordando ne' primi principii sì fattamente, pensò di volerla fare ancor ridicola. Giunti dunque gli ambasciadori la sera di Sant' Antonio alle porte di Bologna, furono fatti impetuosamente fermare da'gabellieri, e cercare minutamente oltra ogni solito e convenevolezza tutte le valige loro, e di tutti quelli che in compagnia loro erano; trovarono in quella di Guglielmo Rucellai alcuni rocchetti d'oro, parte filato e parte tirato, i quali (secondochè disse allora, udendolo io) portava senza saputa degli ambasciadori per donare ; ma ponghiamo che gli portasse come mercatante per vendere, e volesse per non pagarne gabella, ancora con saputa degli ambasciadori (il che io non credo) frodargli, non meritava cosi leggier cosa, se non fosse stata fatta a sommo studio, che se ne fa-cessono nè quei romori nè quelle risa (secondochè scrivono alcuni) che se ne fecero non solo dalle persone private, ma dal papa stesso e dallo imperadore medesimo. Ma l'intendimento mio non è di voler riprendere coloro i quali, come da per se stesso conosce ciascuno ancora di meno che di mediocre giudizio, ebbero nello scrivere la Storia a ogn' altra cosa maggior riguardo che alla verità.
      VII. Il giorno di poi, che fu agli diciotto, chiesero ed ebbero gli oratori la prima udienza dal papa, il quale, sposta da loro la commessione, e raccomandatagli la città, e pregatolo gli volesse riconoscere per figliuoli; rispose quanto al primo capo, che mai non aveva avuto animo d' occupare la loro libertà; quanto al secondo, che se non fosse stato egli, ne sarebbono stati a queir ora privi ; in sul terzo s'alterò fortemente dicendo, che mai non l'acconsentirebbe, perchè quello era un governo senza fede, pieno di passioni e d'assassinamenti ; rimproverò loro i rubelli fatti senza cagione, i quali non erano, per usare sempre che potremo le sue parole proprie, del tre, due, asso,1 ma de'buoni; rinfacciò la cacciata di Niccolò Capponi, dicendo essere stata senza causa,
      1 Cioè tristi, presa la similitudine dal giuoco de' dadi, nel quale que' punti sono i più cattivi.
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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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