Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1529-1530] libro undecimo.
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      innanzi avevano la temerità de'Fiorentini, come d'uomini poco accorti e troppo ostinati, grandemeqte biasimata, lodavano allora maravigliosamente la loro prudenza, come di persone avvedute e costanti molto, dicendo: i Fiorentini soli essere il pregio e l'onor d'Italia; soli i Fiorentini aver con eterna loro gloria dimostrato come non pure non si dee cedere alla barbarie e ferocità delle nazioni oltramontane, perpetui e mortalissimi nimici del nome italiano, ma eziandio in che modo opporsi loro e resister si possa. Erano dunque i Fiorentini sì nelle bocche di tutti gli uomini, e si nelle penne de-gl'ingegni più elevati, ragionandosi di loro per tutto, e componendosi in vari luoghi da diverse persone dotte molti versi, cosi latini come toscani, parte in lode della città, e parte in biasimo del pontefice, i quali non è necessario che quivi si pongano altrimente. Non mancarono però di coloro, i quali agramente e tra se stessi e con gli altri riprendevano i Fiorentini, affermando, che essendo ormai il restante dell' Italia pacificato tutto, ancora essi si sarebbon dovuti pacificare: non sappiendo questi tali, che la guerra di Firenze era stata cagione della pace altrui, e che l'altrui pace era quella che faceva la guerra a' Fiorentini.
      II. Aveva il papa in questi giorni indiritto al signor Malatesta, siccome da lui segretamente era stato richiesto, il signor Ridolfo Pio da Carpi, allora vescovo di Faenza e oggi cardinale, nè si sa bene quale propriamente fosse la cagione che a ciò fare il movesse. Credettero alcuni, che Malatesta, essendo appunto fornita la condotta di don Ercole, aspirasse al generalato, e volesse mettere sospetto ne' Fiorentini di dover essere in tanto pericolo abbandonati da lui, se eglino non più per governatore, ma per capitano generale nollo riconducessero; la qual cosa come io non niego, così credo più tosto, che egli volesse o riconfermare i capitoli fatti a Perugia col reverendissimo di Monte, o farne de'nuovi, come di sotto si vedrà. Stando dunque il vescovo in casa di Malatesta, e trat-ttndo ooti lui molte cose con saputa e consentimento de' Dieci, consigliava (e per questo si credeva che fosse venuto) che si dovessono, per appiccar qualche pratica, mandare oratori al papa, affermando che lo troverebbono meglio disposto a vo-


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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