Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      176 STORIA FIORENTINA. ' [1529]Milano, uomo prode, e capital nimico della Gasa Sforzesca, andò con settemila fanti e prese non senza grand'occisione il castello di Sant'Agnolo posto in sull' Ambra tra Pavia e Piacenza: ma poco di poi si mori di sua morte in Milano, ancoraché molti dicano che mori combattendo sotto Pavia.
      LX. Arebbe voluto Antonio da Leva, stimolato dalle medesime furie, che il conte Felix, il quale era disceso con nuovi lanzi infino nel Bresciano, avesse assaltato le genti de' Viniziani, essendo capitano generale di queir impresa il marchese di Mantova; il quale non avendo, ancoraché più volte per varie vie tentato l'avesse, trovato grado appresso il re Cristianissimo, s'era gettato a favoreggiar di nuovo e a servir l'imperadore; il quale avendo consumato tutto settembre e tutto ottobre tra Piacenza e Parma, se n'andò sollecitato da Clemente a Reggio, nel qual luogo Alfonso duca di Ferrara, avendolo sontuosissimamente fatto ricevere, e mandategli con grandissima sommessione le chiavi non solo di Reggio, ma ancora di Modona, 1' andò umilissimamente a vici tare, e fu da lui, oltra la credenza comune, ma molto più da tutti i suoi ministri, lietamente ricevuto e raccolto, non ostante che pochi giorni innanzi in grazia di Clemente, e perchè egli s' era contra lui co'suoi nimici collegato, avesse non pur fatto mal viso agli oratori suoi, ma fattili ancora cacciare dalla corte. La qual cosa conosciuta da Alfonso, il quale era astutissimo, e avendo nome d'avere grandissima quantità d' oro, e sappiendo come il mondo, e massimamente nelle corti de' principi, si vive oggi e sempre si visse," seppe far si, che Cesare non pensando, o non curando quello che a Clemente parere ne dovesse, lo ricevette non solo in grazia per allora, ma in protezione per sempre. Da Reggio se n' andò, accompagnato e spesato dal medesimo duca, a Castelfranco, e di quivi con molti ed illustrissimi incontri fece l'entrata a'cinque giorni di novembre in Bologna, dove fu dal pontefice riceuto, e da tutta quella nobilissima e onoratissima cittadinanza con quella pompa e dimostrazione d' amore e di benevolenza, che ad un tanto imperadore si conveniva: la quale essendo stata da molti molto lungamente scritta, non accade ch'io ne favelli.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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