Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 529] LIBRO DECIMO. 175
      erano in quel tempo possedute da'pontefici. In Piacenza andò a farsi vedere e raccontargli, nel ragguagliarlo delle guerre di Lombardia, le prodezze sue, ma non già le sue tirannie, il signore Antonio da Leva, uomo non meno crudele che valente. Costui, come quegli il quale mediante le guerre era salito da grado d'uomo d'arme, sebben di nobil casa, a capitano generale, non rifina va, ancoraché fosse tutto rat-tratto della persona e gli convenisse farsi portare continuamente o sopra una seggiola o dentro una lettiga, di confortar Cesare a non far pace e non rendere a patto niuno il ducato di Milano, acquistato e mantenuto con dispendio di tant' oro e con effusione di tanto sangue, a Francesco Maria, uomo di niuno vivente bene, essendo egli tanto dal padre, dall' avolo e dal bisavolo suo in ogni cosa degenerato; e se volesse pure contra ogni ragione spogliarsene, del che quanto poteva e sapeva ne lo sconsigliava, lo concedesse ad ogn'altro che a lui; e gli propose tra gli altri Alessandro de'Medici nipote del papa e suo genero. Ma non parve tempo in quel tempo a papa Clemente di dover entrare in cosi lunga e pericolosa impresa, nella quale dubitava, anzi era certo, si spenderebbe assai e alla fine se ne sarebbe a quel medesimo che nel principio.
      L1X. Non cessarono per la venuta di Cesare le guerre e le rovine de'popoli e delle città in Lombardia; perciocché il medesimo Antonio da Leva, mandato o da Dio o dal suo avversario per guerreggiare e fare ammazzare uomini, andò a campo a Pavia e con piccola fatica la prese, ma non già con piccola vergogna d'Annibale Piccinardo che v' era alla guardia ; il quale, poco conto dell' onore e molto della roba tenendo, tosto che vidde piantar l'artiglierie, temendo di perder dimolte prede ch'egli egregiamente combattendo acquistate s'aveva, s'accordò : ma Iddio il quale poche volte lascia le perfidie e le scelleratezze impunite ancora in questo mondo di qua, gli lasciò tanto cervello, ch'egli conoscendosi infame a tutto '1 mondo e a tutti i secoli futuri, se ne prese si fatto dolore, che impazzò, e così pazzo e mentecatto si mori. Nel medesimo tempo il conte Lodovico Belgioioso da Cremona, il quale era rimasto alla guardia di


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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