Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      STORIA FIORENTINA.
      ' [1529]conto, nè da' suoi consorti ancora ; scrisse al magistrato assai arrogantemente, che non si contentava d'avere un pari di Francesco Ferrucci per collega. Onde i Dieci, per levar via questa contesa, vi mandarono per commessario Francesco di Bartolo Za ti, e scrissero a Lorenzo che badasse, come podestà, al civile ; ed il Ferruccio, per le buone relazioni aute di lui, elessero commessario generale a Empoli ed in tutti quei contorni sopra le cose della guerra ; e, dubitando non forse gli avvenisse a Empoli quello che in Prato avvenuto gli era, non solo non gli diedero compagno nessuno, ma scrissero al podestà, il quale era Albertaccio Guasconi, che non s'impacciasse de' casi della guerra, ma attendesse solamente all' ufficio suo. Il Ferruccio, arrivato in Empoli, cominciò di fatto a fortificarlo di nuovo, e di forte eh' egli era, lo fece coli' industria e pratica sua fortissimo. Mandò alcuni Empolesi, per assicurar la terra, statichi a Firenze, e fra poco tempo si prowiddein guisa di tutte le cose necessarie, che sicuro di non potere essere sforzato, attendeva a molestare e danneggiare i nimi-ci, uscendo ogni giorno egli, e mandando fuori delle sue genti. E perchè alcuni ancora oggi lo riprendono, chi come troppo superbo e collerico, chi come troppo audace e arrisicato ne' pericoli, e chi come crudele e implacabile verso i soldati, i quali egli puniva severissimamente; la verità è, secondo il giudizio mio, il quale lo praticai in casa Tommaso Soderini molto domesticamente, eh' egli era di natura anzi altiero che no, ma giustissimo e considerato molto, e quanto a quello eh' egli faceva co' soldati, egli lo faceva artatamente e per necessità; conciossiacosaché essendo egli nel principio piuttosto in concetto di mercatante che di soldato, non che di capitano, i soldati pareva che non lo stimassono, nè lo reputavano per altro, che per un semplice pagatore; però fu di necessità, volendo fare quello che egli fece e venire al grado che egli venne, mostrarsi ardito nel combattere, e nel punire severo; per non dir nulla che a lui il quale era allievo di Gio-vambatista Soderini, non piacevano le licenze e arroganze loro, e tanto più, avendo egli animo, come aveva Giovamba-tista, di volere, se non del tutto, raffrenare in quella parte che per lui si potesse l'insolenza della milizia moderna, e


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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