Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      fi 529] LIBRO DECIMO. 155
      sivoglia altra più vera cagione. Non fu questa scaramuccia senza sangue de'nostri, perchè, oltra alcuni altri feriti e morti, vi furono uccisi Bartolommeo da Fano singolarissimo condottiere di cavalli, e Iacopo, chiamato Iacometto, Corso, allievo del signor Giovanni e capitano di valore incredibile ; ma questi fu morto da uno de' suoi fanti medesimi coli' ar-chibuso inawertentemente, come diceva egli stesso, il quale fu preso e appiccato, perchè si scoperse che costui aveva tentato altra volta di far questo assassinamento al suo capitano, non solo per vendicar certi sdegni antichi, ma per aver la taglia, la quale gli era stata posta dalla Signoria di Siena. Nè voglio lasciar di dire, che il signor Taddeo del signor Giovanfrancesco dal Monte, fatto una sera chiamare dagli uomini del conte di San Secondo, fu nell' affacciarsi egli alle sponde del bastione, morto subitamente con un archibuso.
      XLVI. -Francesco di Niccolò Ferrucci, del quale si farà per l'innanzi spesse volte menzione, tornato che fu da Perugia col signor Malatesta, ancoraché si fosse portato in tutte le sue azioni non solo con fede e con diligenza, ma eziandio con giudizio e con una certa pratica e vivacità militare, si stava nondimeno in Firenze privatamente senza essere adoperato in cosa alcuna, e cosi per avventura si sarebbe stato tuttavia, se non che messer Donato Giannotti segretario de' signori Dieci, conoscendo la virtù sua, dovendosi creare un commessario per Prato, lo propose a loro signorie , e quelle avendolo eletto, lo vi mandarono con circa ottocento fanti ; ma perchè lo giudicavano più atto ad eseguire che a comandare, Io diedero per compagno a Lorenzo di Tommaso Sode-rini, il quale v' era podestà, uomo di niuno valore e di mente pessima. Costui ( facendosi conoscere il Ferrucci per da quello ch'egli era, e non volendo che i soldati comandassino a lui, ma comandare a loro, al contrario di quel che erano soliti fare con Lorenzo) cominciò come dappoco e invidioso a cozzare e gareggiar seco; e confidandosi nel favore che aveva in quello Stato la casa de' Soderini, benché di lui, nè di messer Niccolò suo fratello dottore di legge, non si tenesse moltochè attaccata ad altra palla con un ramo di ferro o d' altro metallo: e pare che siffatte palle a' assomigliassero a quelle che oggi si chiamano incatenale.
      Góogle


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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