Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      STORIA FIORENTINA.
      ' [1529]dette due porte si tirò un lungo e grossissimo bastione; e qn altro se ne fece, perchè non si potessero da San Donato levar le difese a chi sopra vi combattesse. Fuori della Porticciuola del Prato, dove dalla Vaga loggia de'Medici sono le mulina vicine ad Arno, si fece un grandissimo bastione con un profondissimo fosso e alcune casematte. Dal munistero di Ripoli lungo l'orto de' Bartolini rincontro a quello de'Rucellai, si cavò un larghissimo fosso, il quale si stendeva fino in Gualfonda. Alla chiesa di Santa Caterina tra la Porta a Faenza e quella di San Gallo, si rizzò un grandissimo e fortissimo baluardo con alcune trincee e fossi. Alla Mattonaia tra Pinti e la Croce, dove è il palagetto de' Guardi, vicino alla torre de' tre Canti si dirizzò un altro non meno grande nè meno forte baluardo. A ciascuna delle porte si lavorò di fuori un bastione grande quanto era 1' antiporto, e tutti gli antiporti si riempirono di terra e di stipa calcata. Fuori della Porta alla Giustizia era un puntone così fatto, eh' egli aveva più sembianza di fortezza che d'altro; e tra lei e la Porta alla Croce di fuori, s'era sopra il fosso alzata la terra a sdrucciolo in guisa, che da quella parte non si potevano battere le mura. Fecesi ultimamente, per le cagioni che si diranno, in sul Prato d'Ognissanti dalla torre delle Serpe un maravi-glioso bastione, e di fuori dirimpetto a detta torre si cominciò a murare tutto di pietra, come ancora si può vedere, un gagliardissimo cavaliere. E brevemente in tutto il tempo dell'assedio non si restò mai di fortificare, per consiglio ed ordine di Malatesta, ora in questo luogo e ora in quell'altro; il che si conobbe dopo il fatto, come avviene il più delle volte, essere stato operato da lui più per consumare la città, e tenere occupati gli animi ed i pensieri de' cittadini, ed anco per mostrarsi affezionato e diligente, che per bisogno che ve ne fusse. E di vero le mura ancora in quella parte sopra la quale, come più debile, s'erano accampati i nimici, erano tant' alte, tanto larghe e tanto forti, e dentro tanti contadini da lavorare e tanti soldati da difenderle, che in molti luoghi si poteva agiatamente e sicuramente aspettare che facessero la batteria.
      Il poggio di San Francesco, ovvero il monte di San Miniato, guardava dalla parte sinistra, ovvero orientale, il signore Stefano Colonna ; e dalla destra, ovvero occidentale, il signore


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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