Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      130 STORIA FIORENTINA. ' [1529]lasciatovi dentro un commessario chiamato Cantalupo, se ne ritornò nel campo.
      XXIX. Nel medesimo mese d'ottobre, si propose e vinse agli diciannove nel Consiglio degli Ottanta ima provvisione da non dover credere eh' ella si dovesse mai, non che vincere, proporre, la quale mostrò (s'io non m'inganno) o una prudenza o una stoltizia da dover essere sempre, mentre durerà il mondo, o lodata o biasimata, ed in qualunque modo ammirata ; e questa fu, che i borghi della città si dovessero incontanente rovinare tutti da' fondamenti ; e tutti gli edifici d'intorno a un miglio, o piccoli o grandi, cosi sacri come profani, che potessero recare o comodità alcuna a quei di fuori, o scomodità a quei di dentro, si spianassono e si mandassono a terra, ordinato prima chi dovesse giustamente stimare la valuta loro, e porre i padroni in sur un libro a questo effetto ordinato, secondo la detta stima, creditori. Nè si potrebbe a gran pena immaginare il danno il quale ne risultò, si al pubblico, essendo i borghi altrettante città, e si al privato; chè v'ebbe tal famiglia, la qual solo di case fu peggiorata meglio che di ventimila fiorini d'oro, come quella de' Baccelli nel Borgo di San Gallo. Ed io prendo maggior maraviglia ora nello scrivere, eh' io non presi allora nel vedere, ricordandomi delle frotte de' giovani, e tra essi bene spesso i propri padroni, andare a questa villa e a quella, e non solo rovinar le case con ogni gran furia, ma guastare gli orti e i giardini, o sbarbando dalle radici, o tagliando colle scuri, non che le viti e i rosai, ma gli ulivi e i cedri e i melaranci, per farne fascine, e portarle ne' bastioni. Gli edifici si rovinavano con uno strumento cosi fatto; era una trave legata in bilico colle funi, nel mezzo d'un' altra per traverso, la quale molte opere dall' una parte e dall'altra concordevolmente dimenavano, e a guisa d'un ariete antico spignevano con tanta forza, e battevano con ella, spesseggiando quanto più potevano, ed inanimando colle voci l'un 1' altro, come fanno i marinai, il muro che rovinar si doveva ; il nome del quale stromento chiamavano alcuni, con nome più onesto di quello che comunemente lo chiamava il volgo, battitoio.1 Io dirò cosa incredibile,ma verissima : avendo
      4 II MS. P. battitoia.


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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