Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

Pagina (124/465)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      [1529] LIBRO DECIMO. 123
      XXIII. Il medesimo Lionardo, il quale se pure amava lalibertà, come egli diceva ed io voglio credere, non l' amava modestamente ed in quel modo che si deve, disse in presenza di Giovambatista Busini e di Domenico Simoni amatori anch'essi, ma con più modestia, della libertà, a Iacopo Morelli chiamai© il Diavoletto, quando usciva della Pratica: Se voi tentate di fare accordo co' Medici, o voi tagliente a pezzi noi, o noi taglieremo voi; e a Lorenzo Segni, il quale aveva riferito sinceramente come gli era stato imposto, cioè che agli ambasciadori si désse libera commessione di potersi accordare col papa, fece intendere, che se non voleva essere tagliato a pezzi, non consigliasse più così. Il medesimo, o poco più o poco meno, facevano Dante da Castiglione, il quale essendo capo della setta de' Poveri, chè cosi ancora si chiamavano gli Adirati, e uomo che gli bastava 1' animo e la vista, andava bravando ora questo e ora quell' altro della parte de' Ricchi; ed il Bogia, il quale stando a canto a Ruberto Acciaiuoli, mai non lo vedeva o all' uscio o alle finestre, eh' egli svillaneggiandolo non lo proverbiasse, ora questo improperio edora queir altro obbrobriosamente rinfacciandoli; ed il Sorrignone, il quale uomo nuovo essendo e di non molto affare, ardi anch' egli di mandare minacciando Lorenzo Segni ; e Cardinale Rucellai, il quale, sempre che rincontrava Ruberto Pucci, lo bociava chiamandolo Bombardiere, per le bombarde eh' egli, quando fu commessario con Anton da Ricasoli , si lasciò tórre.1 Da questi medesimi e da Piero di Poldo de' Pazzi fu voluto ammazzare dal chiassolino di San Lorenzo a un' ora di notte Ottaviano de' Medici ; ma egli gridando e raccomandandosi si fuggi, e salvossi in casa d'Agnolo della Casa. Antonio d'Orsino Benintendi ceraiuolo, riscontrato nella Piazza di San Giovanni da un monte di giovani, de'quali era come capo Vincenzio Taddei, giovane per altro non meno costumato che coraggioso, fu da Domenico Boni, chiamato il Cucciolo, tolte dalla bottega d'un fornaio due granate, cominciato a scopare,
      1 Ciò fn quando le genti fiorentine e del papa venute nel luglio del 4526 a porre il campo contro Siena alla porta di Camollia, furono d'improvviso assaltate dai Senesi, e con loro vergogna costrette a sbandarsi e fug-B're, perdendo oltre infinita quantità di bagaglie e di arnesi, tutte le artiglierie, le quali in gran trionfo e allegrezza furono dai vincitori condotte in Siena.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

Pagina (124/465)






Lionardo Giovambatista Busini Domenico Simoni Iacopo Morelli Diavoletto Pratica Medici Lorenzo Segni Dante Castiglione Poveri Adirati Ricchi Bogia Ruberto Acciaiuoli Sorrignone Lorenzo Segni Cardinale Rucellai Ruberto Pucci Bombardiere Anton Ricasoli Piero Poldo Pazzi San Lorenzo Ottaviano Medici Agnolo Casa Orsino Benintendi Piazza San Giovanni Vincenzio Taddei Domenico Boni Cucciolo Siena Camollia Senesi Siena Antonio