Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1529] LIBRO DECIMO. 101
      cesco degli Albizzi commessario generale con circa dumila fanti per fare spalle a Malatesta, e tenere guardata quella città. Il quale Antonfrancesco, o consigliato dal Baglione, come si tenne per certo, o con segreta intelligenza del gonfaloniere, come si dubitò, o pure perchè egli, come disse allora e sempre, temette che Oranges noi dovesse prevenire, esen' andasse dirittamente, lasciatesi dietro alle spalle Cortona ed Arezzo, alla volta di Firenze, si ritirò con pessimo ed infelicissimo consiglio a Montevarchi, e da Montevarchi,1 dove Malatesta aspettando alcuni suoi arnesi soprastette coli' esercito due giorni, a Figline, del qual luogo, parendo pur loro avere mal fatto, rimandarono in dietro ad Arezzo il signor Francesco de' marchesi dal Monte con mille fanti, e se ne tornarono alla sfilata con tutta la gente, la quale fece infiniti danni per tutta la via, a Firenze : dove Antonfrancesco, sentendo che di lui si levavano i pezzi, non ardi entrare; ma, preso scusa di volere vicitare un suo figliuolo malato, se n'andò nella sua villa a Nipozzano, e mandò Francesco Nasi e Lionardo Ginori, che dovessono difendere e giustificare appresso i Dieci e appresso il popolo la deliberazione e resoluzione sua. Questo partito, o malignamente preso, perchè non mancò chi dicesse lui aver ciò fatto col medesimo animo in quel tempo col quale aveva già Piero Soderini di palazzo cavato, cioè per racquistarsi la grazia della casa de' Medici, o timidamente, perchè fu chi disse lui avere auto paura dell'esercito nimico, o temerariamente, come pare che s'accordino i più; fu dagli uomini prudenti giudicato d'importanza grandissima, e che potesse cagionare, come poi fece, la rovina di Firenze, per le ragioni, le quali di mano in mano nel progresso della storia per se medesime appariranno.
      VII. Egli non si potrebbe già nè dire nè credere di quale spavento e di quanto sospetto riempisse tutto Firenze questa subita e improvvisa ritirata del commessario e del capitano generale ; e molti già temendo del sacco, non meno dagli amici che da'nimici, si sarebbono volentieri accordati, e appunto fece il caso, che i leoni s'erano di quei giorni azzuffati, ed uno di essi, rotta con incredibile forza la cateratta, colla quale per dividergli era stato dalla lor guardia racchiuso, ammazzò
      1 II M». P. E di H.
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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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