Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      [1529*1 libro nono. 9
      non tanto secondo le passioni delle persone, quanto secondo r interpetrazioni delle parole di quel capitolo: e monsignore reverendissimo legato scrivendo di questo accordo, scrisse, che si dicesse e pubblicasse, i confederati esservi dentro compresi: e a questo fine, più che per altra cagione si pensò, che vi fusse fatto porre dal Cristianissimo, vergognandosi che s'avesse a dire chiaramente, e senza alcuna eccezione, come si disse poi a ogni modo, lui aver traditi bruttamente e venduti i suoi collegati; e Cesare stesso, quando poi domandò il mandato all' oratore di Ferrara, ebbe a dire: Io voglio aver rispetto a'miei collegatie non fare come fece il re cristianissimo. E per certo pare gran fatto, ed a coloro massimamente, i quali non sanno nè che cosa gli uomini siano, nè quanto possa in loro l'amor proprio e quello de' figliuoli, che uno animo tanto per altro liberale e valoroso e veramente regio, si lasciasse si fattamente da non so che dirmi (se già non fu la rea e malvagia fortuna in quel tempo de'Fiorentini) trasportare, che egli dicesse le cose eh' egli disse, e facesse quelle che egli fece : e quello che è più, non so se da maravigliarsi, o da ridere, egli eziandio poi che s'era stipulato e giurato T accordo, affermava agli ambasciadori de'collegati, sè avere il medesimo animo di prima, e prometteva loro le medesime cose; il che faceva ancora in nome suo monsignore diTarbes al duca di Melano, a' Vineziani, al duca di Ferrara e a' Fiorentini. Ed il re stesso ; benché per la vergogna non si lasciasse per più giorni nè vedere, nè parlare dagli oratori, a i quali dicendo, che l'aspettassino la sera di poi inCompiegni, gli aveva piantati quivi, e se n'era ito a Cambrai sotto colore di voler vicitare madama Margherita; prometteva separatamente a ciascuno di volergli aiutare, mandando in favore e benefizio loro il suo ammiraglio all'imperadore : e di più promise in disparte a'Fiorentini, che gli sovverrebbe di quarantamila ducati, acciò si potessero difendere. Le quali cose egli astutamente faceva non solamente co' Fiorentini, ma con tutti gli altri confederati, pensando, che quanto Cesare trovasse le difi-cultà maggiori, tanto più agevolmente gli dovesse ristituire i figliuoli, per cagione de'quali si scusava d'aver fatto tutto quello che fatto avea; aggiugnendo, che tosto che egli riavuti


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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