Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      8 storia fiorentina. [15-29]sori di Borbone, egli non prima ebbe riauto i figliuoli, ch'egli gli ritolse loro : onde ebbe Cesare non ingiusta cagione di dolersi di lui. E poteva bene il re, anzi doveva, poiché giurato l'aveva, rendere gli Stati agli eredi di Borbone, ma l'onore a lui non già; conciosia cosa che l'onore, come non si può perdere mai da alcuno, se non mediante qualche suo misfatto proprio, cosi mai non si può da alcuno guadagnare veramente nè racquistare, se non mediante qualche sua propria virtù. Quanto al capitolo de'Vineziani e de'Fiorentini, conosceva ognuno ciò esser stato fatto, non per inchiudergli ma per ischiudergli, e che egli era manifestamente non meno iniquo, che ridicolo; primieramente, perchè non ispecificava di che cosa s'avesse a stare a ragione con Cesare e col fratello, e poi perchè non dichiarava chi dovesse prima udire, e poi giudicare le ragioni dell'una e dell'altra parte, e brevemente stava nella potestà di Cesare il volergli, o il non volergli accettare; perciocché, infinochè egli non si chiamava pago e contento, i confederati si trovavano esclusi dalla lega, e per questa cagione facevano grande instanza che si dovesse modificare cosi : Che i confederati s'intendessino inmediatamente compresi nell'accordo, e di poi avessono tempo quattro mesi a far conto coli' imperadore, e di tutto quello sodisfarlo, che da loro gli si dovesse, specificando, che d'altro a disputar non s'avesse, che di danari: il che si sarebbe potuto, se non lodare in un tanto re, almeno comportare.
      Non si sapeva in Firenze, nè si poteva ancora sapere, che l'accordo fosse conchiuso; per lo che stando i Fiorentini dubbiosi e sospesi tra speranza e timore, e per lo più malcontenti, aveano mandato Bartolommeo Cavalcanti alla corte del Cristianissimo, che vedesse di ritrarre quello che quivi quanto all' inchiusione ed eslusione de' collegati si dicesse o sperasse. Perchè messer Baldassarre, prestando più fede che bisognato non sarebbe alle parole del re e alle promesse di madama, scriveva, che stessino di buona voglia e non si perdessino d'animo, perchè sarebbono a ogni modo compresi: e molti altri, che penetravano più a dentro la mente del re, scrivevano tutto il contrario; anzi poiché fu conchiusa la lega di parecchi giorni, si scriveva da diversi diversamente,


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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