Storia fiorentina (volume 9) di Benedetto Varchi

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      con Cesare prima di lui, diceva pubblicamente, che 1* amore de' figliuoli mai a far cosa ignominiosa e che dovesse ih alcun modo o all' onor di lui, o alla fede pregiudicare, noi condurrebbe. E agli ambasciadori de'collegati, a i quali chiedeva che mandassono per mandati speziali, affine che bisognando si potesse rinovare la lega, prometteva larghissimamente, che mai non farebbe accordo nessuno, nel quale egli i confederati non inchiudesse; soggiugnendo, che egli sebbene trattava la pace, aveva nondimeno più che mai l'animo e tutti i suoi pensieri rivolti alla guerra. Ed a' Fiorentini, i quali in luogo di grandissimo benefizio pregavano strettissimamente Sua Maestà, che le dovesse piacere', come già aveva fatto nel dodici Lodovico suo predecessore, consentire che potessero per la libertà e salute loro convenire e accordar con Cesare; lo dinegò sempre, dicendo, che non era mai per abbandonargli; ed a' Viniziani, i quali prevedendo l'animo suo, e sentendo che Cesare era per trasferirsi in Italia e pigliare la corona per divenire imperadore, lo sollecitavano molto, e gli promettevano grandissimi aiuti, se, passando Cesare in Italia, si disponesse a volervi passare anch'egli; rispose, ch'era contento, e propose le condizioni ; dicendo che verrebbe con un esercito di dumilaquattrocento uomini d'arme e mille cavalli leggieri e ventimila fanti, pur che i collegati gli pagassino i danari per ventimila fanti e mille cavalli leggieri, e di più mezza la spesa che nel traino e nella munizione delle artiglierie fare si dovea. Ed a quest' effetto, secondo che affermava egli, mandò in Italia, oltra il visconte di Turena, monsignore di Tarbes a convenire particolarmente del modo e delle condizioni della guerra con tutti i confederati : ma le vere e principali cagioni del mandarlo a gran giornate furono due : la prima, per intertenere i collegati tanto che conchiudesse 1* accordo, e anco dar pasto', come si dice', al re d'Inghilterra, il quale migliore in questo, e più discreto di lui, non voleva nò accordare egli a patto nessuno, nè che gli altri accordassero senza non solo la saputa, ma il consenso ed il contentamento de' collegati; la seconda era, per non trovarsi disarmato e senz' aiuti, se per avventura, come di già era avvenuto più volte, non si fusse conchiuso l'ac-


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Storia fiorentina (volume 9)
di Benedetto Varchi
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 464

   

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