Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      ancora in questa vita patiscono alcuna volta le pene deUe lor ribalderie gli uomini scellerati. Era messer Cosimo Gheri da Pistoia vescovo di Fano d'età d'anni ventiquattro, ma di tanta cognizione delle buone lettere cosi greche, come latine e toscane , e di tal santità di costumi ch'era maravigliosa e quasi iueredibile. Trovavasi questo giovane, esercitato nelle Scritture sacre , ed in somma più tosto divino che umano , alla cura del suo vescovado, dove pieno di zelo e di carità faceva ogni giorno di molte buone e sante opere , quando il signor Pier Luigi da Farnese, il quale * ebro della sua fortuna, e sicuro per l'indulgenza del padre di non dover esser non che gastigato, ripreso, andava per le terre della Chiesa stuprando, o per amore o per forza , quanti; giovani gli venivano veduti, che gli piacessero, si partì dalla città d'Ancona per andare a fano^ dove era governatore un frate sbandito dalla Mirandola , il qaale è ancor vivo, e per la miseria e meschinità della sua gaglioffa e spilorcia vita si chiamava e si chiama il vescovo della Fame. Costui, sentita la venuta di Pier Luigi, e volendo incontrarlo, richiese il vescovo, che volesse andare di compagnia a onorare il figliuolo del pontefice, e gonfaloniere di S. Chiesa; il che egli fece, quantunque mal volentieri il facesse. La prima cosa della quale domandò Pier Luigi il vescovo, fu 0 ma con parole proprie (1) e osce-nissime secondo l' usanza sua, il quale era scostumatissimo, come egli si sollazzasse e desse buon tempo con quelle belle donne di Fano. Il vescovo, il qqal non era meno accorto che buono, essendoli parata questa domanda quello ch'ella era, e da chi fatta l'aveva, rispose modestamente, benché alquanto sdegnato, ciò non essere uficio suo, e per cavarlo di quel ragionamento soggiunse: Vostra eccellenza farebbe un gran benefizio,a questa sua città, la quale è tutta in parte ì V ella, mediante la prudenza e autorità sua, la riunisse e pacificasse. Pier Luigi il giorno di poi, avendo dato V ordine di quello che fare in* tendeva , mandò ( quasi volesse riconciliare i Fanesi) a chiamar prima il governatore , e poi il vescovo.. Il governatore, tosto che veddc arrivato il vescovo, uscì di camera, e Pier Luigi cominciò, palpando e stazzonando il vescovo, a voler fare i più disonesti atti che con femmine far si possano^ e perchè il vescovo , tutto che fusse di poca e debolissima complessione , sì di natura, e sì per l'astinenze che faceva, si difendeva gagliardamente non pur da lui, il quale, essendo pieno di malfranzese, non si reggeva a pena in piè, ma da altri suoi satelliti , i quali brigavano di tenerlo fermo, lo fece legare, cosi io roccetto
      (1) Tanto più oscene quanto più erano proprie. Cosi va intesa qui la parola proprie, che alcuni editori sconsigliatamente cangiarono in improprie.
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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