Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi

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      libro quindicesimo 401
      alcun numero di soldati, eglino opererebbono sì, che farebbono , mediante la parte la quale avevan dentro gagliarda, rivoltar la città, e gliele darebbono nelle mani, aggiugnendo, secondo il costume degli usciti, quivi non esser dubbio nè pericolo alcuno. Non volevano costoro ( come si ritrasse,poi per cosa certa da lor medesimi) dar la terra a' fuoru-scili , ma servirsi più della presenza loro che delle forze, per vendicarsi contra la parte contraria : ma lo Strozzo, il qual sollecitato di Francia , di Vinegia e di Roma, e stimolato dalle querele de' Fiorentini , non desiderava altro che una qualche occasione, senza pensar più oltra promisse loro largamente, che v' andrebbe incontinente con quanta gente volessero essi medesimi ; il che egli fece ancora più volentieri, e con maggiore speranza per questa cagione: Trovavasi commessario del Borgo Alessandro Rondinelli, il quale, come si disse ne' libri precedenti, era lutto di Baccio Valori ; il qual Baccio, che si sarebbe appiccato , come si suol dire, alle funi del cielo, andava 'Sempre ghiribizzando qualche arzigogolo; laonde disegnando di volersi servire di questa occasione, mandò Filippo suo minor figliuolo, giovane astuto e animoso, ma di strano e stravagante cervello, insieme con un ser Mariolto di ser Luca de1 primi d1 Anghiari suo cancelliere , a favellargli in questa maniera : costoro due , senz' altri che un ragazzo appiè , giunsero la seconda domenica di quaresima in sul mezzo di all' osteria a Dravio vicino alla badia de' Tedaldi un mezzo miglio , e facendo le viste di volere andare a una devozione, che si chiama la Madonna d' Anghiari, e perchè in trivio, che noi chiamiamo crocicchio , ed essi combarbio, se le dice la Vergine Maria del Combarbio , richiesero l'oste, che aveva nome Marco di Matteo , che trovasse loro una guida; e avuto un maestro Giovanni da Ruffello , gli dissono, innanzichè arrivassono ali' Alpe, che avevano una lettera del governatore di Cesena , la quale andava a commessario del Borgo ; però bisognava eh1 egli accompagnasse il Frate, chè così si chiamava il ragazzo, fin là , acciocché gliele presentasse in man propria, ed essi gli aspelterebbono all' osteria dell' Albereto presso a Montedogiio. Il ragazzo andò, diede la lettera, e ritornò colla risposta ; perchè rimandatone la guida , andarono la notte a scavalcare alla pieve di Micciano , dove si crede per molti che fosse già la magnificentissima e maravigliosa villa di Plinio Nipote, descritta leggiadramente da lui in una delle sue pistole; il piovano della quale, che si chiamava messer Raffaello Guglielmini, ed era amico e parente di ser Mariotlo , nen solo gli raccettò volentieri e gli alloggiò copertamente, ma la mattina passando di quivi , siccome erano rimasi , il commessario col cavaliere solamente, 1' invitò a desinar seco , ed egli dopo alcuni rifiuti , licenzialo il cavaliere, vi restò solo. Partito il commessario, Filippo ri-
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Storia fiorentina (volume II)
di Benedetto Varchi
Borroni e Scotti Milano
1846 pagine 476

   

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